C’è fermento intorno a Facebook, il social network che più è cresciuto negli ultimi tempi. Si tratta di un fermento che difficilmente potrebbe tradursi in un’acquisizione, ma comunque desta nuovo ed ulteriore interesse intorno al nuovo network.
Sono state le voci di corridoio prima e le dichiarazioni di Sergey Brin dopo a creare molto rumore. Si diceva infatti che il social network fosse nelle mire di Google, un’acquisizione importante e fortemente strategica per allargare il business del primo motore di ricerca al mondo in un settore che al momento non padroneggia. Tuttavia le dichiarazioni di uno dei due fondatori dell’azienda sono state molto chiare: «Se venissero loro da noi, saremmo certamente aperti al colloquio. Ma penso che stiano costruendo una grande azienda da soli».
Facebook è nato come un social network riservato al circuito universitario, in grado di mettere in contatto (in stile MySpace) studenti di diversi atenei. In maggio i gestori hanno deciso di liberarlo dal vincolo accademico e i suoi tassi di crescita sono stati impressionanti: 5 milioni di nuovi utenti in un mese, Facebook è passato da 24 a 29 milioni di utenti in un mercato dove il numero uno (MySpace) ha 90 milioni di utenti.
Facebook non è tuttavia sviluppato e diffuso dovunque allo stesso modo: il network è prevalentemente diffuso in Canada e meno nel resto del continente americano per non dire nel resto del mondo, tuttavia ha il forte pregio di essersi naturalmente relegato in un ambito di nicchia. Rispetto a MySpace infatti il pubblico di Facebook è mediamente più istruito e più ricco (per via delle origini del network), il che lo rende altamente appetibile a livello pubblicitario.
L’interesse di Google per il sistema ideato e creato da Mark Zuckerberg, comunque, non è isolato e già Microsoft ha palesato qualche intenzione in merito (i rumor sono quelli di una offerta da 6 miliardi contro una quotazione interna al gruppo sugli 8 miliardi). Da più parti si ritiene tuttavia possibile l’ipotesi di un Facebook quotato un domani in borsa ed oggi disinteressato quindi a qualsivoglia operazione di vendita.