Il nome Enron grava da alcune settimane sulla borsa USA. Non a caso. A quei tempi il management dell’azienda vendette le azioni appena un attimo prima del tracollo e mentre migliaia di persone vedevano sfumare i loro risparmi, alcuni manager speravano di salvare le proprie posizioni ed i propri redditi accumulati. Il crack portò i manager in carcere tra le lacrime degli investitori. Quel caso torna ciclicamente alla memoria ed alcuni indizi lo hanno ripresentato, forse non troppo a sproposito, negli ultimi tempi. La cautela è d’obbligo, però.
eBay, Google, Microsoft, Yahoo e Apple
Le ultime due settimane sono state da bollettino di guerra a Wall Street. Ma se è vero che i terremoti sono prevedibili dagli indizi antecedenti, spesso gli indizi vengono sottovalutati almeno fin quando una catastrofe non fa rizzare le antenne al primo tremolìo. E i tremolii ci sono stati, eccome. Bill Gates ha venduto ad esempio 5 milioni di azioni in due trance da 2 e da 3 milioni. Rajiv Dutta si è fatto fuori le azioni della sua eBay (fa parte del management PayPal). Terry Semel ha completato la sua uscita da Yahoo vendendo 50.000 azioni. Shona Brown, vice presidente del comparto per la ricerca di Google, ha venduto 3124 azioni; Eric Schmidt, CEO Google, alleggerisce il portafoglio di 57.100 azioni. Bruce Chizen, CEO Adobe, vende 1.7 milioni di azioni. Tutto ciò nel giro di due settimane circa, tutto ciò appena prima dei sussulti che hanno portato una anomala volatilità sul mercato.
Non a caso, da due settimane l’indice Dow Jones è in declino, con pesanti scossoni a più riprese e successivi progressivi recuperi. A pesare sulla borsa, a quanto pare, una eccessiva esposizione di alcune grandi banche a prestiti ad alto rischio, il che mette potenzialmente in pericolo l’intera borsa. L’assenza di liquidità sul mercato, insomma, potrebbe mettere a rischio il sistema degli investimenti irrigidendo i settori con maggiori tassi di crescita (con ovvio riferimento al settore ICT). Non a caso è soprattutto eBay a volare in borsa nell’ultima seduta (in cui gli indici son tornati a volare dopo giorni di incertezza), dal momento in cui il credito all’azienda è stato raddoppiato dalla Bank of America offrendo un ulteriore miliardo di dollari da poter spendere per le proprie attività entro il 2012: in vista un importante buyback, un lauto dividendo agli azionisti oppure accordi di rilievo all’orizzonte. In ogni caso l’orizzonte sembra particolarmente luminoso, nonostante il contesto, ed il titolo ha chiuso in rialzo addirittura del 3.9%
Secondo i più il momento di difficoltà è stato semplicemente sopravvalutato: il sistema bancario non è a rischio, l’economia non è a rischio e gli effetti emotivi della paura sono solo salutari nello sgonfiare posizioni precedentemente troppo generose nei confronti di alcune aziende. Rimane difficile capire quanto però tali giudizi servano ad esorcizzare un fantasma e quanto invece servano a spiegare che i fantasmi non esistono. Per ora si cavalca la volatilità, con i top manager alleggeriti a scanso di equivoci.