La condanna è definitiva: appello respinto in toto. Microsoft sarà pertanto costretta a versare l’intero ammontare della multa inflitta al gruppo nel 2004 e la Commissione Europea può festeggiare la vittoria in un braccio di ferro legale combattuto senza esclusione di colpi (disponibile online l’intero percorso legale compiuto, a partire dalla prima sentenza del 2004 e dal ricorso che ha originato il tutto).
Il Tribunale di Primo Grado dell’Unione Europea non ha fatto altro che plaudire alle scelte portate avanti dalla Commissione. La sentenza (in 1343 punti più ulteriori 7 di conclusioni) conferma infatti la gravità degli abusi riconosciuti all’azienda di Redmond, così come ne riconosce la durata nel tempo e i danni inferti alla concorrenza. Insomma, «dato che l’abuso di posizione dominante è stato confermato da questa Corte, l’ammontare della multa resta invariato a 497 milioni di euro» (circa 600 milioni di dollari). Le speranze dell’azienda di Gates erano rivolte semplicemente ad un ammorbidimento della posizione finale, visto che ormai le speranze di un clamoroso ribaltone erano limitate al lumicino.
Rimane, per Microsoft, semplicemente una piccola consolazione. Così spiega il Sole 24 Ore la cosa: «solo su un dettaglio la sentenza dà torto alla Commissione: il Tribunale ha parzialmente annullato la decisione in merito alla nomina di un esperto indipendente (fiduciario) incaricato di monitorare il rispetto della decisione dell’Esecutivo Ue da parte della Microsoft. Secondo la Commissione, il fiduciario avrebbe dovuto essere pagato dalla stessa società di Bill Gates, ma i giudici di Lussemburgo hanno respinto questa clausola». Un piccolo dettaglio nel contesto di una sconfitta senza appello, ma un dettaglio a suo modo importante in quanto tale fiduciario (o team di fiduciari) avrebbe avuto accesso alle strategie ed al codice sorgente di particolari prodotti del gruppo, potendo così esaminare “nel DNA” l’operato Microsoft negli anni futuri.
Tuttavia, in linea teorica anche un nuovo appello potrebbe ancora essere proposto. In questo caso, però, Microsoft dovrebbe portare il caso alla Corte di Giustizia europea entro 2 mesi e dovrebbe andare a contestare aspetti particolari senza entrare più nel merito dell’abuso. Sulla sentenza non c’è più troppo da fare, insomma, e va ancora valutata la possibilità che Microsoft continui ulteriormente la propria battaglia. Nessuna comunicazione in merito è stata al momento notificata ed il consigliere generale Brad Smith ha semplicemente fatto sapere di voler leggere l’intero dispositivo della sentenza prima di esprimersi in merito: tutte le porte rimangono per il momento aperte.
Il pre-market vede il titolo Microsoft perdere 1 punto percentuale: nessuno scossone, almeno per ora. Come previsto. Il titolo ha vissuto alti e bassi negli ultimi anni, ma non è questa sentenza a modificare da un giorno all’altro le prospettive di crescita del gruppo: ormai la sconfitta era metabolizzata e, qualunque sia la decisione in merito ad un ulteriore appello, il caso ha ormai generato un nuovo percorso per un’azienda costretta dalle istituzioni europee ad un nuovo registro, ad una nuova apertura e ad una riveduta policy di comportamento di mercato. Con tanto di plauso da tutto il polo concorrenziale, il quale da anni punta il dito contro quello che è giudicato uno dei più vasti monopoli sul mercato internazionale.