La tensione si taglia con il coltello. È nell’aria, è palpabile. Il caso che vede da anni opposte Commissione Europea e Microsoft sta per giungere alla sua puntata finale: senza ulteriori appelli, senza ulteriori rinvii, la sentenza piomberà sul gruppo (e non solo) a sugello di una battaglia legale senza precedenti. Il caso ha coinvolto praticamente tutto il mondo dell’ICT il quale negli anni in un modo o nell’altro ha dato il proprio parere ed ha seguito l’annosa vicenda con una certa partecipazione. Perchè in ballo c’è molto più di quel che possa apparire.
I titoli dei media principali sono in tal senso eloquenti. News.com: “Attesa ansiosa”; Internet News: “Il momento delle decisioni”; Wall Street Journal: “Il giorno del giudizio”. Gli analisti, in un caso o nell’altro, non prevedono scossoni per il titolo Microsoft: la borsa dovrebbe aver ampiamente digerito l’eventualità della condanna negli anni passati e pesano di più i risultati di breve termine che non l’andamento di lungo periodo. Non si può mai dire, insomma, ma la sensazione è quella di una decisione che potrebbe avere più ripercussioni sulle strategie aziendali che non sull’andamento del valore azionario del titolo. Una cosa è certa: la sentenza è destinata a cambiare innanzitutto i rapporti tra i grandi gruppi USA e l’Unione Europea.
Sulla bilancia ci sono le centinaia di milioni di dollari già versati da Microsoft come penale, ma in ballo c’e dunque anche molto di più. Infatti per la Commissione Europea si tratta di stabilire un precedente che poi dovrà essere confermato nel tempo per evitare trattamenti diseguali. La Commissione, insomma, deve saper forzare la mano su tutti i monopoli così come lo sta facendo per Microsoft. A rischio, dunque, anche gruppi come Intel e Rambus, nonchè l’acquisizione di DoubleClick da parte di Google.
L’accusa da una parte vuole uscire vincitrice dal caso per non dover in futuro abbassare la testa. Al tempo stesso, però, occorre garantire equità di giudizio nel tempo e forzare la mano potrebbe divenire un pericoloso boomerang. Da Intel già si lanciano messaggi di appoggio a Microsoft: tanto un gruppo quanto l’altro negli anni hanno patito le conseguenze della pressione concorrenziale, dunque come fa un organo di giudizio a negare l’esistenza di un mercato equamente accessibile per tutti? La posizione Intel ovviamente ha mille e più cori contrari, ma dopo anni di dibattito ora è il silenzio a dominare: tutto è concentrato sull’attesa. I giochi sono fatti, si tratta solo più di leggere la sentenza. La quale entrerà poi direttamente nella storia.