Il discorso tenuto in questi giorni da Steve Ballmer in occasione di una convention Microsoft nel Regno Unito (organizzata per lanciare una nuova iniziativa intrapresa per incoraggiare la crescita e la ricerca nelle start-up inglesi) è lungo ed argomentato, parla degli obblighi di Microsoft e termina con gli obblighi verso Microsoft, approfondisce il tema delle proprietà intellettuali e dei brevetti. Ma c’è un elemento che caratterizza e porta in evidenza il suo intervento: Red Hat è probabilmente ormai nel mirino dei legali del gruppo di Redmond.
Il primo indizio è stato nell’accordo tra Microsoft e Novell con cui i gruppi patteggiavano un lieto fine relativo alle proprietà intellettuali mettendo però all’angolo tutti quanti fossero estranei dalla stretta di mano. Microsoft lasciò intendere come gran parte del mondo open source potesse essere sotto la spada di Damocle di una eventuale denuncia per violazione di proprietà intellettuale, ma la community del pinguino si è stretta attorno ai propri principi ed ha negato ogni addebito. Sottilmente, con lo stesso garbo di chi anticipa una minaccia per renderla ancor più pungente, Ballmer torna ora sull’argomento ripristinando la sfida e ricordando soprattutto al gruppo Red Hat come il problema possa essere dietro l’angolo.
Il filo logico seguito dal CEO Microsoft è il seguente: Microsoft deve saper competere, dunque se c’è una alternativa open source occorre saper offrire all’utenza interessata una proposta ancora migliore. Non c’è, infatti, un solo modello di business valido a livello universale. Il problema è nel fatto che la competizione non è ad armi pari, perchè nel momento in cui una Eolas qualsiasi si presenta al cospetto di Microsoft e chiede danaro, Microsoft pagherà (nel caso specifico la cifra è ammontata ad oltre 500 milioni di dollari dopo anni di braccio di ferro legale), ma mentre Microsoft spende in spese legali, gli altri spendono in ricerca e sviluppo. Allo stesso tempo (e qui il cerchio si chiude) «chi usa Red Hat, per rispettare la nostra proprietà intellettuale, dovrebbe essere costretto a ricompensarci». La soluzione Novell è dunque quella ideale: mettiamoci d’accordo e collaboriamo.
Ballmer da sempre è la “mano pesante” di Microsoft nei confronti del mondo open source e gli sforzi collaborativi perpetrati da talune divisioni sembrano puntualmente mandati in fumo dagli interventi in takle del CEO. Il concetto di Ballmer è quantomeno chiaro e la minaccia è tutt’altro che sommessa. Secondo alcuni l’accordo firmato da Novell rischia di dividere la comunità open source. Secondo alcuni la faida interna è tutt’altro che nascosta, con Novell e Red Hat a contendersi il mercato al di là di qualsiasi principio. Secondo alcuni Microsoft vede nell’open source un nemico oltremodo pericoloso e la politica della “paura” è una sorta di ultima spiaggia. Un giusto mix tra le ipotesi potrebbe configurare la realtà attuale, in attesa che una delle due parti faccia un passo decisivo: che sia di incontro o, più probabilmente, di scontro.