Sebbene l’idea sollevi più di un dubbio, il sistema architettato da YouTube per dribblare i problemi legali legati al copyright ha un nome ed una prima forma. Il sistema si chiamerà YouTube Video Identification e dovrebbe ipoteticamente rappresentare una enorme repository di contenuti video da tutelare.
«Faremo una scansione completa dei file. Una casa cinematografica può darci un film di tre ore e noi ne faremo una scansione completa»: così a Reuters il product manager di YouTube David King nella conferenza di presentazione del progetto. Il test sarebbe già iniziato. YouTube Video Identification, dunque, si pone l’obiettivo di confrontare due file video per valutare se abbiano dei contenuti in comune e se, soprattutto, tali contenuti siano stati distribuiti secondo i limiti previsti dal diritto d’autore relativo.
Per youTube il passo si è fatto necessario dopo la denuncia Viacom da 1 miliardo di dollari e dopo le ripetute accuse piovute sul servizio da più parti. Nel momento in cui Google operò l’onerosa acquisizione di YouTube in molti si chiesero quale sarebbe stato il costo delle battaglie legali derivanti da tale operazione: la risposta non ha ancor motivo d’esser formulata, ma inizia a prendere forma tutto l’onere di cui Google si è dovuto far carico per poter usufruire liberamente della piattaforma di upload data in uso all’utenza del web.
Risulta di particolare interesse la pagina esplicativa che YouTube offre sul proprio sito web per illustrare YouTube Video Identification: «i detentori del copyright potranno scegliere cosa fare dei loro video: potranno bloccarli, promuoverli oppure – se il detentore decide di entrare in partnership con noi – guadagnarci su […] YouTube Video ID ci aiuterà in questo». Il ragionamento retrostante è evidente: se sul materiale rinvenuto c’è materiale protetto da copyright, i detentori potranno scegliere se bloccarlo oppure se condividere con Google il guadagno derivato. Così facendo tanto Google quanto le controparti avranno interesse a filtri in grado di trovare il materiale, evitando problemi legali e trovando una forma di lucro congiunto maturante su partnership formalizzate.
Il servizio è in beta test, ma più volte Google invita i detentori dei diritti a collaborare. Rischio e opportunità, ancora una volta, vanno strettamente a braccetto.