San Francisco, Web 2.0 Summit: il punto della situazione

San Francisco, Web 2.0 Summit: il punto della situazione

Ultimamente si è molto inasprita la critica verso la definizione di Web 2.0, forse per un calo di rendite dei servizi ad esso collegati e per il fallimento di alcuni servizi (in molti sono tornati sulla vecchia strada) che hanno nuovamente ripensato il Web 2.0 come semplice mossa di marketing.

Peccato perché l’esistenza del Web 2.0 non sembra essere una mera creazione del marketing quando ci si trova di fronte ad eventi come il Web 2.0 Summit di San Francisco, giunto ormai alla terza edizione.

Non è un evento di basso livello, basta guardare il calibro di partecipazioni e sponsorizzazioni che presiedono all’evento; tra i grandi nomi, quest’anno, le aziende direttamente coinvolte nell’evoluzione del Web 2.0: Microsoft, Google e non ultima, Adobe, forse la più attiva nella progettazione di software per il Web 2.0.

Un Summit per parlare di “fuffa”? Non proprio, il tema caldo di questa edizione era sicuramente il social networking, ma la presentazione di alcune nuove piattaforme ha incentrato la discussione anche sui software SaaS (Software as a Service). Microsoft, da grande protagonista, ha colto l’occasione per presentare il proprio Office Live Workspace, mentre Steve Ballmer, oramai uomo di riferimento in casa Redmond, ha annunciato che occorreranno circa 10 anni perché Microsoft riesca a posizionarsi allo stesso livello di Google nel settore dei motori di ricerca. La compagnia ha persino annunciato che nei prossimi anni verranno acquisite 20 nuove compagnie all’anno, cifre impressionanti e la dimostrazione che Microsoft non sta certo a guardare.

SaaS protagonista nelle idee di Adobe, che ha annunciato di voler passare nei prossimi anni a pacchetti software completamente operativi sul web, settore in cui la compagnia sta investendo davvero parecchio, non senza la speranza di sorpassare Google e Microsoft, entrambe impegnate sullo stesso fronte.

Per i social network, MySpace ha confermato la decisione di aprire la piattaforma agli sviluppatori, mentre Facebook, per pronta risposta, ha annunciato un raddoppio delle dimensioni entro un anno.

Altri grandi protagonisti, Cisco, Morgan Stanley, eBay e il meglio del meglio del web odierno: potrei continuare ad elencare i numerosi interventi e annunci del Summit, ma non serve. Il Summit di San Francisco è uno degli avvenimenti che può realmente contrastare le voci che vorrebbero il Web 2.0 come figlio di accurati studi di marketing, non avrebbe senso altrimenti organizzare un simile evento, che rispetto a molti altri non è in crisi, dato che la quarta edizione è già stata annunciata.

Terminato l’evento, bisogna però notare come il Web 2.0 stia diventano qualcosa di più di una semplice era del web, parlando in gergo informatico, potremmo dire che si sia interfacciato, quasi perfettamente, con lo sviluppo della globalizzazione odierna, lo sviluppo di Software as a Service (per altro portato avanti da anni anche da compagnie come SWSoft) è la dimostrazione più evidente di un utilizzo reale e concreto del Web 2.0, considerando inoltre che nel Web 1.0 un simile approccio agli applicativi era impensabile.

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