Mark Zuckerberg, ideatore e Chief Executive di Facebook, ha recentemente annunciato l’introduzione di un innovativo sistema pubblicitario sulle pagine del proprio portale di social networking. Le nuove inserzioni pubblicitarie consentiranno alle aziende di inserire i propri annunci in maniera coerente con i gusti e le preferenze indicate dagli utenti di Facebook. Sony, CBS, Coca-Cola, Blockbuster e altre sessanta aziende hanno accolto con interesse questa opportunità, firmando un accordo per far comparire i loro annunci nell’innovativo sistema messo a punto da Facebook. Mentre in molti hanno cercato di prevedere le possibili reazioni dei milioni di utenti del social network all’introduzione di questa innovativa strategia pubblicitaria, il prof. William McGeveran ha cercato di rispondere a un’altra domanda basilare: il sistema di pubblicità introdotto da Facebook è legale?
Professore associato alla University of Minnesota Law School (Minneapolis – USA), William McGeveran ha studiato il nuovo sistema pubblicitario, giungendo alla conclusione che il social advertising promosso da Facebook potrebbe violare la privacy degli utenti. Nello specifico, una legge dello Stato di New York proibisce espressamente l’utilizzo del nome, di un ritratto, di una fotografia o della voce di una persona per fini pubblicitari senza il suo espresso consenso. Il sistema pubblicitario introdotto da Facebook renderebbe quindi testimonial inconsapevoli i propri utenti, integrando annunci collegati alle loro attività nei profili online senza una specifica autorizzazione. La stretta interpretazione della legge emanata dallo Stato di New York, fornita da McGeveran, renderebbe di fatto inutilizzabile il sistema pubblicitario del social network.
Al momento, Facebook non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulle affermazioni del prof. William McGeveran. Per tutelare pienamente i propri utenti, il social network potrebbe essere obbligato a modificare pesantemente le politiche legate alla tutela dei dati personali. Ma richiedere, in maniera esplicita, agli utenti di accettare il nuovo sistema di social advertising durante la fase di registrazione al portale potrebbe risolvere solo parzialmente il problema. I milioni di minorenni iscritti a Facebook potrebbero costituire un altro ostacolo al pieno utilizzo del social advertising. L’assunzione di responsabilità da parte di un adulto nel confronto di un minore che intende iscriversi al portale sarebbe infatti insufficiente. Le leggi negli Stati Uniti e in molti paesi dell’Unione Europea limitano pesantamente l’impiego di minori per veicolare messaggi pubblicitari.
I rilievi legali sollevati da McGeveran e altri giuristi dimostrano quante incognite si celino dietro la nuova strategia pubblicitaria intrapresa da Facebook. Il portale dovrà riuscire nel delicato compito di espandere i propri introiti senza disattendere le attese dei milioni di utenti che, in pochi mesi, hanno decretato il successo di Facebook. La prima vera risposta alle nuove politiche commerciali arriverà probabilmente da questi ultimi.