Si risolve con un nulla di fatto l’affare “stock options” di Apple: sembra infatti che dato il mancato calo delle azioni Apple nel periodo in considerazione il misfatto non può essere provato e dunque la società non sarà condannata.
È questa la vittoria di Daniel Cooperman, nuovo consigliere generale dell’azienda, che ha convinto la giuria del fatto che nonostante effettivamente Apple abbia retrodatato le proprie stock options e quindi diluito il valore delle stesse ad arte, lo stesso i suoi investitori non hanno perso i soldi investiti. Parte dell’ammissione della casa di Cupertino comprendeva anche alcuni premi dati a Steve Jobs in persona per un totale di 84 milioni di dollari, che tuttavia non sono risultati illegittimi.
Ma l’elemento che sembra sia stato fondamentale per l’archiviazione della causa è stato proprio il fatto che nel periodo preso in considerazione il titolo Apple non sia calato, anzi è raddoppiato. Stando così le cose il giudice si è detto incapace di stabilire un valore per il danno subito dagli azionisti, venendo quindi a mancare le basi per fare causa alla compagnia.
«Senza un chiaro calo nel costo delle azioni non c’è base sulla quale stabilire un danno per gli investitori» sono state le parole ufficiali di Jeremy Fogel, giudice del distretto di San Jose, con le quali il caso è stato archiviato. Rimane ora solo la possibilità di ricorrere in appello con l’accusa di danni alla compagnia.
In tutto questo chi ne esce pulito è soprattutto Steve Jobs, che per un momento è sembrato sul punto di essere colpito personalmente. Il capo di Apple invece ora è in odor di premio: la compagnia infatti sta pensando di ricompensare quanto fatto dal suo numero uno in questi dieci anni dal suo ritorno e di garantirgli un compenso. È noto infatti che lo stipendio di Jobs è di un dollaro al mese, anche se di certo non è la sua principale fonte di guadagno. Jobs è infatti padrone di molte azioni Disney nonchè Apple le quali da sole gli frutterebbero, se vendute domani, 903 milioni di dollari.