Lo salutiamo volentieri questo 2008. Un po’ stizziti anche. Perchè ha illuso tutti. S’è preso tutto il meglio e ha lasciato tutto il peggio per il 2009. Non potremo mai dire che il 2008 non sia stato un anno buono, ma chi glielo spiega al 2009 che di meriti non ce ne sono più e ora ci son solo colpe da spartire? Chi se le prenderà in carico?
Il 2008 è stato un anno vissuto di corsa. E come ogni cosa vissuta in fretta, merita nel tempo di essere rivista più e più volte, per capire. Perchè qualcosa è successo, qualcosa di radicale, qualcosa di profondo. Qualcosa che è partito dalle banche, ma permea ovunque. Qualcosa che è partito da New York, ma ha fatto tremare la Silicon Valley. Qualcosa che è fatto di finanza e speculazioni, ma che è diventato produzione e disoccupazione. Difficile definire questo “qualcosa”, è ancora troppo vicino per poterlo vedere con una sufficiente prospettiva. Spaventa per la sua dimensione, ma a partire dai “mutui subprime” fino ad oggi è tutto un susseguirsi di proiezioni e smentite, statistiche e ribaltamenti, annunci e ribaltoni. Il prezzo del petrolio e quello dei chip, il futuro dei servizi e il presente dei software: teorie che si scontrano, ma sul campo sembrano rimanerci feriti un po’ tutti.
Il 2009 sarà una dietrologia lunga 365 giorni, un rammarico fiducioso. Perchè in qualche modo tutti già sappiamo che il 2009 va “saltato” come il ciclista che si alza sui pedali quando la salita si fa più ardua: bisogna subito guardare al 2010, perchè guardare lontano potrebbe quantomeno far scegliere la direzione giusta. 2010: quando ripartà l’economia (?), quando arriverà Windows 7 (?), quando si tornerà ad investire (?), quando la pubblicità tornerà a tirare (?). Non siamo stati in grado di prevedere le cose degli ultimi 6 mesi, ma pare che siamo tutti pronti a scommettere per quel che succederà tra 2 anni. Anche questo, di per sé, non è sano. Ma anche questo atteggiamento è figlio di questo viziato 2008.
Ma questo ultimo anno deve rimanere marchiato a fuoco non solo con le cifre che lo contraddistinguono, ma anche con i numeri che provoca sui posteri e che ci riverserà addosso negli anni a venire:
- Sony, 16000
- eBay, 1000
- AT&T, 12000
- SixApart, 16
- Yahoo, 1500
- Adobe, 600
- Linkedin, 36
- AMD, 2000
- Motorola, 3000
- HP, 25000
- Nokia, 600
- Sandisk, 300
- CNET, 20
- Current Tv, 60
- Best Buy, 4000
- Western Digital, 2500
- Electronic Arts, 1000
Licenziamenti. Sì, licenziamenti. I numeri antecedenti son tutti relativi a “layoff” annunciati, previsti entro i prossimi mesi e qualcuno già formalizzato. Un elenco parziale, volutamente limitato al comparto proprio dell’IT, un bollettino di guerra indicativo e poco più. E se i numeri assoluti già fan pensare per la forza che portano in sé nelle migliaia di vicende personali che determinano, la porzione relativa è pari ad un 10% iniziale circa e ben delinea quella che è la dimensione globale ed onnicomprensiva del fenomeno. Per salvare capra e cavoli, insomma, il comparto IT ha deciso di “sgonfiarsi” del 10% per abbassare i costi. Poi si vedrà.
Licenziamenti. Famiglie che perdono uno stipendio, persone che perdono un futuro, professionalità che stroncano una carriera. Un licenziamento è una ferita e non basterà una nuova assunzione per rimarginarla. Ma le ferite sono frutto di mesi grossolani, di crescite incaute, di investimenti non sufficientemente lungimiranti. L’efficienza imprenditoriale sarà il valore aggiunto dei prossimi mesi, dunque occorre partire fin da subito con tagli radicali affinché i costi scendano e le risorse per investire aumentino nuovamente.
Inutile, come sempre, piangere sul latte versato. Il 2008, innanzitutto, sia un grande insegnamento per un comparto che troppo spesso si droga di velocità ed ottimismo: accelera senza saper frenare, decolla senza saper atterrare. Le batoste del 2001 non bastarono, la memoria è troppo corta. Il 2009 insegnerà a tutti la necessità di prendere coscienza della realtà dei fatti, partendo dai problemi ereditati e cercando una soluzione per ripartire leccandosi le ferite.
Il 2009 è l’anno in cui si taglieranno i rami secchi. C’è chi è pronto a seminare e chi invece preferirà cedere. C’è chi vi si presenta a testa alta, sapendo di aver messo fieno in cascina, e chi vi si presenta prostrato, e prega almeno nella buona sorte. Il 2009 bussa alla porta timoroso, sapendo di infastidire. Il 2009 sveglierà tutti dal torpore, come un freddo invernale. Non è forse un caso se nevica come da tempo non succedeva.
Il 2009 arriva. Col senno del poi, chissà, ce lo ricorderemo come il momento in cui la Rete è davvero diventata grande, ha superato la propria sindrome di Peter Pan, ha dimenticato l’adolescenza ed ha maturato l’esperienza necessaria per camminare con costanza e coerenza. Come meno rivoluzioni e più saggezza. Con il senno del poi sapremo molto, oggi non abbiamo invece scelta: addio 2008, benvenuto 2009. Chissà che magari non staremo meglio quando staremo peggio.