In Italia ce ne accorgiamo poco ma, dopo che la musica ha cambiato modo di girare ed entrare nelle nostre vite ora (finalmente) sta anche cambiando davvero il modo in cui viene venduta. A noi non sembra perchè sul nostro suolo i music store sono pochi e spesso limitati e perchè le iniziative commerciali legate all’acquisto in rete sono molto limitate.
In America e in Inghilterra invece sono attivi più concorrenti di iTunes (tra i quali si distingue Amazon MP3) e la ricchezza e varietà di offerte sta creando un movimento non indifferente intorno al business della musica digitale che non a caso sta facendo segnare ottime cifre e generando litigi illustri.
iTunes, incontrastato numero uno e splendido apripista per un mondo nuovo, ha dimostrato che la musica in file si può anche comprare e non solo piratare, che nuovi prezzi e nuove offerte sono possibili ma forse (dato che non si rinnova) il leader dei music store potrebbe aver già fatto il suo tempo. Nonostante sia sempre il più usato, altri servizi come Amazon avanzano e guadagnano terreno nonostante ancora non diffusi al di fuori di Stati Uniti e Regno Unito; inoltre nuove modalità di vendita si affacciano al futuro.
Da quando esiste l’audiocassetta, e ancora di più da quando la musica è diventata digitale con il CD, la possibilità di copiare le canzoni e gli album è arrivata nelle mani dei consumatori: allora la musica stessa ha perso di valore poichè chiunque poteva realizzare un altro disco a partire da una prima copia. Non sono quindi più le etichette le sole a poter produrre dischi. Con i file la cosa è arrivata a livelli estremi e ora per ridare valore alla catena si cerca di creare un servizio che abbia un valore economico, dato che la musica di fatto si trova gratis e quindi un valore non l’ha più.
Amazon che ha venduto nel 2008 circa 130 milioni di tracce contro i 2,4 miliardi di iTunes sta facendo alleanze con i social network e i loro reparti musicali, si sta alleando con i videogiochi e sta cercando di diventare un collettore per quanti appaltino la vendita a qualcun altro. Questo iTunes non lo può fare per il semplice motivo che vende musica solo a chi ha un iPod.
Non a caso gli utenti di Amazon sono per il 64% uomini mentre per iTunes lo sono solo nel 44% dei casi: segno che ci sono altri comparti tecnologici che attingono.
Giochi come Guitar Hero e Rock Band hanno stimolato il download di 50 milioni di tracce. Il CEO della Warner vuole una percentuale maggiore dai giochi Activision e la società di videogiochi gli ha risposto che da ora invece dovranno pagare per stare sui loro giochi. Un buon piazzamento su Guitar Hero infatti può trasformare una band sconosciuta in una top seller.
Amazon MP3 d’altra parte si è già alleata con la Rockstar che ha inserito in GTA IV la possibilità per i giocatori di “taggare” le canzoni che si sentono nel sottofondo del gioco. I titoli e gli artisti di queste poi sono spedite via mail sull’account indicato dall’utente con un link diretto al download su Amazon MP3. Già 700.000 giocatori hanno taggato 2 milioni di canzoni e GTA IV è uscito da meno di un anno.
La musica digitale non fa ancora proventi che colmino le perdite dei CD certo, ma gioca un ruolo importantissimo. L’ultimo album dei Coldplay, il secondo più venduto dell’anno, ha venduto metà delle sue 1,9 milioni di copie online. Molti tra gli album più venduti poi si sono potuti avvantaggiare di una possibilità che solo gli store digitali offrono. Online si possono acquistare uno o due singoli e poi “completare” l’album pagando il resto senza ricomprare l’intero pacchetto che avrebbe compreso nuovamente i singoli già acquistati.
E in Italia?
Da noi ancora iTunes ha il monopolio non solo sulle vendite ma anche sul concetto di offerta, nel senso che i concorrenti al momento non possono vantare un archivio e un catalogo simile a quello Apple. A contendere il trono ci sarebbero Messaggeriedigitali.it e SorrisiMusicShop.com, entrambi potenziati dal medesimo servizio e dunque praticamente identici. Si tratta di negozi che vendono musica non sempre senza DRM e in formato WMA (quindi non suonabile su un iPod) con un catalogo colmo di buchi.
Da qualche mese invece un nuovo outsider fa parlare di sè. trattasi di Dada Music Movement che, battendo strade diverse e decisamente più innovative rispetto alla concorrenza, consente l’ascolto in streaming gratuito a chiunque di tutta la sua musica che da poco comprende tutte e quattro le grandi etichette musicali. In più, dietro un pagamento settimanale fisso di 3 euro, consente anche il download in formato totalmente libero.
Se dunque scaricare su Dada costa, specialmente se non lo si fa molto spesso, ascoltare non costa per nulla. Se si è clienti registrati (dunque se si pagano i 3 euro di cui sopra) si possono creare playlist dove tenere in memoria e ritrovare le canzoni selezionate, si possono scambiare le proprie preferenze nel social network messo in piedi per l’occasione e si possono ascoltare le playlist condivise degli altri, si può insomma trattare tutta la musica che sta sui server Dada come fosse la propria.
Se invece non si pagano le playlist salvate oggi non ci saranno più domani, ma rimane sempre la possibilità di ascoltare musica in quantità. Il catalogo inoltre non è quello di iTunes ma, data la giovane età del music store, aumenta sempre di più e promette cose buone.