La SIAE da dove guadagna?

La SIAE da dove guadagna?

Spesso si sente parlare di SIAE… l’abbiamo pagata un po’ tutti quando abbiamo organizzato la nostra festa dei 18 anni, la pagano i DJ che suonano in discoteca, la pagano le radio, i cinema e tutti coloro che vogliono sfruttare contenuti protetti da diritto d’autore.

Lavoro nobile, insomma, per proteggere chi realizza questi contenuti, anche perché, eccetto una parte, che rimane alla SIAE stessa, il resto del “bottino” finisce ai creatori dell’opera.

In pratica la SIAE, Società Italiana degli Autori ed Editori, è un ente pubblico a gestione privata, che si occupa dei diritti d’autore. Praticamente su qualsiasi cosa accada al mondo, la SIAE ci guadagna, infatti, è impossibile che passi un giorno senza ascoltare un po’ di musica, leggere un libro o qualche articolo, vedere qualche foto, ecc. Ecco, tutte queste cose sono coperte da copyright o, in altre parole, su tutte queste cose la SIAE ci guadagna.

RAI 3, tramite il programma Report, ha realizzato una puntata sulla SIAE.

Per restare in ambito di file-sharing, che è quello che ci interessa, alla SIAE, scontata la contrapposizione al P2P, si sono inventati, già da parecchio tempo, un altro metodo per guadagnare sull’utenza.

Infatti, con la scusa del P2P e quindi di contenuto coperto da diritti che viene rubato, l’ente guadagna dal 10 al 20% su tutti i supporti vergini in vendita (il così detto Balzello SIAE). Questo significa che guadagna su CD, DVD, VHS, musicassette, memorie digitali e pellicole fotografiche. E questi soldi li riceve direttamente da noi, anche se non usiamo questi supporti per violare il copyright.

Quindi, in poche parole, la SIAE mette le mani avanti, guadagnando sui supporti vergini, e poi pretende ancora che l’utenza paghi ulteriori soldi se scarica da Internet. Come dire, vorrei vedere voi se vi dicessero di pagare 2 volte l’ICI… penso che un po’ vi arrabbiereste.

La storia è vecchia e sulla rete se ne parla da parecchio tempo. La questione è: corretto da parte della SIAE far pagare questa tassa sui supporti vergine? A che pro? Solo per combattere la pirateria? Ma se il download da Internet permette di riempire i supporti sui quali la SIAE ci guadagna, perché lo stesso ente dovrebbe combattere il P2P in ogni sua forma? E soprattutto, perché un utente onesto, che non ruba contenuto protetto dovrebbe pagare una tassa messa a causa di chi ruba?

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