I provider di telefonia non potranno fare la spia. Almeno in Europa e almeno per le cause che non sono penali. Così ha deciso la Corte Europea chiamata ad esprimersi in un caso spagnolo nel quale Telefonica avrebbe dovuto fornire i nominativi corrispondenti ad alcuni indirizzi IP accusati di file sharing.
«La legge della Comunità Europea non obbliga gli stati membri a fornire informazioni personali in cause civili, almeno non per il crimine di violazione del copyright» con tali parole la corte ha contemporaneamente negato il fatto che sia norma comunitaria rilasciare i nomi corrispondenti agli indirizzi e affermato che comunque i singoli paesi possono legiferare come meglio credono.
Così Promusicae, titolare di diritti musicali spagnoli, non potrà avere da Telefonica i nomi degli accusati di file sharing attraverso KaZaa (la causa infatti riguarda il civile e non il penale). Il punto della questione è che nonostante molte direttive europee proteggano il diritto d’autore, la privacy e i diritti personali sono molto più importanti e anzi i singoli stati sono obbligati a mantenere la segretezza e il carattere confidenziale del traffico in rete.
E proprio in relazione al caso spagnolo si è sentito in dovere di esprimersi anche il Garante Per la Privacy italiano il quale ha precisato che nel nostro paese la divulgazione di dati personali a soggetti che non siano statali non è assolutamente permessa «neppure sotto la direttiva 2006/24, sulla cosiddetta “data retention”, che prevede l’obbligo per i fornitori di servizi di comunicazioni elettroniche accessibili al pubblico di conservare comunque una serie di dati di traffico, consente questo tipo di comunicazioni».
Ma non si ferma il dibattito sul file sharing e adesso ad alimentare le polemiche ci pensa Paul McGuinnes, manager degli U2, il quale dal palco del MIDEM, la conferenza dell’industria musicale che si è tenuta da poco a Cannes, ha lanciato strali contro l’industria e gli ISP. L’industria avrebbe «consentito l’emergere del furto in rete per mancanza di preveggenza», i produttori di mp3 (che non si capisce bene chi dovrebbero essere) sarebbero colpevoli «di non percepirsi come produttori di kit per il furto» e i governi per «aver dato una corsia preferenziale ai ladri» per aver sollevato gli ISP dalla responsabilità di cosa passa per i loro cavi.
La sua proposta è che gli ISP «Primo proteggano la musica e secondo si sforzino seriamente per condividere gli enormi introiti che questa genera».