Non entro nel merito della notizia già affrontata in più interventi, relativa l’offerta di Microsoft per Yahoo. Mi limito piuttosto a fare alcune constatazioni che, a mio avviso, si prestano ad interessanti spunti di riflessione.
Partiamo da Google che, con la sua tecnologia ed una quota di mercato che supera il 50%, è il leader indiscusso sul mercato delle ricerche online. Questo significa che la maggior parte degli utilizzatori di Internet, diverse volte al giorno, si imbattono nelle sue pagine e nella pubblicità proposta dal motore di ricerca.
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Oltre a tale servizio Google offre ai propri utenti una crescente gamma di servizi online che spaziano dalla mail, ai word processor, ai fogli di calcolo per giungere ad un insieme di tool per la telefonia mobile. Senza dimenticare poi le piattaforme che danno luogo ai social network come Blogger o YouTube.
Sull’altro versante, quello dei programmatori e dei web master, si assiste ad un tentativo analogo con il rilascio delle application protocol interface (API) e con programmi come AdSense ed AdWords che, sebbene talvolta criticati, rimangono sicuramente un’opportunità per chi fa del web il proprio mestiere.
Sembra quindi che le scelte strategiche della società di Mountain View, semplicemente osservando la struttura e la tipologia dei servizi offerti, siano fortemente orientate verso quello che viene chiamato “Internet based computing“. Si tratta, in estrema sintesi, di offrire ed arricchire sempre più la disponibilità e l’offerta di software gratuito fruibile dagli utenti, sviluppatori e web master direttamente online.
Yahoo, dal canto suo, ha tentato in questi anni di contrastare l’ascesa di Google senza riuscirvi e la sua quota nel mercato nelle ricerche online, nonostante gli sforzi, si attesta su un 20% scarso. È comunque piuttosto diffuso in Asia ed ha in portafoglio alcune attività interessanti come il servizio di search marketing Overture, Flickr, MyBlogLog e Yahoo Answer.
In generale penso si possa dire che Yahoo è il progetto online più vicino al modello di business adottato da Google.
…e Microsoft?
Microsoft ha costruito le basi del proprio successo imponendo come standard mondiale il proprio sistema operativo e tutto il software ad esso collegato. Oggi tale software si trova pre-installato (quasi) su ogni macchina del pianeta. Questo sia che si parli di clientela privata sia che si parli di clientela aziendale.
Cosa succederebbe se un domani, e penso soprattutto inizialmente al settore corporate dove le decisioni in ambito IT vengono prese avendo ben presenti le implicazioni di carattere economico, ci si accorgesse che larga parte delle licenze del pacchetto Office sono inutili perché è possibile, e magari anche più efficiente, utilizzare il servizio offerto online da Google?
Cosa succederebbe se, a mezzo dei social network e del passaparola sul web, questa prassi si diffondesse anche presso l’utenza privata?
Molto probabilmente in pochi sarebbero disposti a pagare qualcosa che possono avere in modo gratuito. Microsoft, che già sta cedendo fette di mercato a competitor OpenSource (per esempio OpenOffice), perderebbe di conseguenza il proprio monopolio a favore di coloro che sono in grado di offrire le stesse utility gratuite online ovvero, allo stato attuale delle cose, in larga parte a favore di Google.
E proprio in risposta a questa evenienza ed alla crescente diffusione dell’open source, credo che possa essere letto il lancio di servizi come Windows live, Office live, senza contare tutte le iniziative legate a Msn.
Tornando dunque all’offerta di Microsoft per Yahoo. Ci saranno sicuramente molte ragioni, data anche la cifra in questione, vagliate più che attentamente dal management dietro questa proposta e certamente il mercato dell’advertising online gioca un ruolo determinante. Microsoft al momento non ha idea di cosa gli utenti cercano (almeno non quanto Google), la profilazione dell’utente è qualcosa che in Microsoft non ha avuto importanza fino a poco tempo fa. Certo, se la società di Redmond volesse, potrebbe sapere cosa sta succedendo sui PC di tutto il mondo, passando dai propri sistemi operativi, ma ciò sarebbe un rischio troppo grosso. Molto più semplice, invece, farsi dire le preferenze. Se ci pensiamo, Google sa cosa cerchiamo, cosa scriviamo, che email inviamo, chi siamo, dove viviamo, quali siti guardiamo, quali video ci piacciono e tantissime altre informazioni molto interessanti per capire verso quale direzione si sta spostando il mercato e quale pubblicità ci deve proporre.
Microsoft ha qualcuna di queste info, ma non completa come il rivale. Come fare per averle? Acquistandole… l’ha già fatto con Facebook, acquistando l’1,6%, sta cercando di farlo con Yahoo che, guardandolo con questi occhi, possiede le nostre abitudini, sa quali macchine fotografiche abbiamo, ha gli utenti registrati, sa più di Microsoft cosa stiamo cercando, ha già un programma di affiliazione simile ad AdSense (Yahoo Publisher).
Tuttavia alla luce di quanto scritto penso si possano intravedere anche alcuni aspetti a mio avviso non secondari.
La convergenza dei know how delle due società potrebbe far migliorare gli algoritmi di ricerca dei rispettivi motori. Questo tentativo, se coronato da successo, porterebbe traffico “qualificato”.
Così come penso sia già “qualificato” il traffico generato dai diversi servizi di social networking sviluppati o acquisiti da Yahoo ai quali prima si faceva cenno.
“Qualificato” in che senso? Nel senso del “commitment”, del coinvolgimento degli utilizzatori finali.
Mi sembra di poter osservare che alcuni dei paradigmi tradizionali sul mercato del software si stiano modificando. Il servizio di base viene offerto in modo gratuito e nel suo sviluppo vengono coinvolti quanto più possibile sviluppatori e utilizzatori finali. Il valore della partecipazione di questi ultimi è determinante. Saranno, infatti, loro a diventare i clienti di tutti i servizi addizionali sul servizio principale. Ciò che viene venduto (e dall’altra parte pagato talvolta anche volentieri) non è più il servizio ma quelli che potremmo chiamare i “meta-servizi”.
Google, come mostra in modo egregio il filmato ad inizio pagina, si sta muovendo da tempo su questa strada. Microsoft ha invece seguito, per un insieme di ragioni tra cui non ultimi il momento storico in cui è nata e le modalità del suo sviluppo, la strada opposta…
Che questo tentativo di acquisizione sia l’avvisaglia di un cambio di strategia per sopravvivere a Google? Che sia un chiaro tentativo di attaccare il motore di Mountain View sul proprio campo (Advertising)?