Non sono state le pressioni delle varie authority, non sono state probabilmente nemmeno le difficoltà provenienti dalla pressione dalla concorrenza: forse è solo bastato che Bill Gates girasse l’angolo, che il timone venisse preso in mano da Ray Ozzie, ed ecco il nuovo che avanza: Ozzie, Steve Ballmer, Bob Muglia e Brad Smith si presentano insieme sul palco e annunciano che per Microsoft è giunta l’ora della svolta epocale. Microsoft si apre, Microsoft interoperabile. Non è un’ossimoro: è una esplicita dichiarazione di intenti.
Un comunicato stampa improvviso: Microsoft ha qualcosa di importante da annunciare. Si mobilita la stampa di mezzo mondo, disponibili fin da subito 57 numeri verdi più altri riferimenti nazionali per poter ascoltare in diretta la teleconferenza (ma si nega fin da subito ogni interessamento con l’affair Yahoo, sgombrando così il campo da rumor che avrebbero potuto avere pericolose ripercussioni in borsa). L’attesa si prolunga per pochi minuti, poi a prendere parola è Steve Ballmer. I primi rumor corrono per la rete e appena l’intervento di Ballmer prende piede già si capisce che è tutto confermato: Microsoft è pronta ad impegnarsi per una reale apertura dei prodotti del gruppo, apertura che vuole essere sincera e completa, un vero cambio di direzione che giustifica l’attenzione richiesta ai media.
Le parole hanno un peso, ed in questo caso quelle di Ballmer sono macigni: «Questo passo rappresenta un importante cambiamento nel modo in cui condividiamo le informazioni sui nostri prodotti e sulle nostre tecnologie. Lungo gli ultimi 33 anni abbiamo condiviso molte informazioni con centinaia di migliaia di partner in tutto il mondo […], ma l’annuncio odierno rappresenta un’espansione significativa ed una maggiore trasparenza. Il nostro obiettivo è promuovere una migliore interoperabilità, opportunità e scelta per utenti e sviluppatori». Ray Ozzie rincara la dose spiegando come l’apertura sia per Microsoft non tanto un rischio quanto una importante opportunità. Tutto cambia, insomma, e stando alle dichiarazioni ed alle modalità scelte per tale comunicazione c’è da aspettarsi qualcosa di autenticamente nuovo sul mercato.
Feliciano Intini, noto blogger nostrano di casa Microsoft, non nasconde l’entusiasmo commentando quanto annunciato: «Apertura, apertura, apertura! Microsoft condivide finalmente una parte importante della sua proprietà intellettuale, quella parte che agevolerà in modo incredibile l’interoperabilità di altri prodotti e piattaforme con la nostra. Un esempio sopra tutti: documentazione su tutte le API […] e i protocolli di comunicazione di tutta la prima linea di prodotti Microsoft […]. Questo credo sia il sogno degli sviluppatori e delle aziende che sviluppano software, e l’intento è proprio quello di abilitare loro a trarre il massimo vantaggio da questa condivisione, per un nuovo slancio a realizzare nuove soluzioni, nuovi prodotti in grado di integrare prodotti Microsoft e prodotti non-Microsoft».
L’intento della svolta improvvisa ha una duplice valenza del tutto evidente. Da una parte Microsoft intende raggiungere quegli obiettivi che la Commissione Europea ha in qualche modo imposto all’azienda con le ultime sentenze in tema antitrust. Dall’altra tale passaggio non vuole passare alla storia come una sconfitta: Microsoft intende cavalcare questa fase trasformando lo storico difetto del monopolista chiuso ed ingombrante in un pregio utile a ridare slancio alle ambizioni dell’azienda.
Sono 4 le direttrici attraverso cui Microsoft intende sviluppare la propria promessa.
- Apertura dei prodotti Microsoft. Tale obiettivo sarà perseguito in modo particolare tramite API e compatibilità con tutto quel che è il mondo open source
- Supporto per gli standard. Spesso Microsoft è stata criticata per aver creato standard propri facendo leva sulla posizione di vantaggio accumulata nel tempo soprattutto con Windows. Microsoft promette ora di cambiare direzione e di voler aprire un’era nuova anche in questo ambito.
- Data portability. I dati immessi in un software non devono più essere legati strettamente al software stesso e l’utente deve avere la possibilità di esportarli e farne gli usi desiderati ottenendone grandi vantaggi e massima libertà
- Open Engagement. Il gruppo intende rapportarsi al resto del mercato per fare in modo che quello Microsoft non sia un inutile monologo, ma un dialogo costruttivo. Un forum prima e l’Open Source Interoperability Initiative poi saranno gli strumenti utili a questo tipo di nuovo approccio.
Immediatamente le attenzioni dei media hanno poi virato verso la controparte, cioè verso quella Commissione Europea che nel tempo è stata in grado di mettere all’angolo Microsoft comminando multe quantomeno esose. E la Commissione Europea si è mostrata molto fredda circa i nuovi annunci: nella sua posizione di arbitro della partita, la Commissione ha mantenuto un certo distacco evitando di sbilanciarsi nei commenti, ma a quanto pare è stato spiegato come già in passato Microsoft abbia fatto promesse poi non mantenute. Alle urla di Redmond, insomma, fa da contraltare lo sbadiglio di Bruxelles. Inevitabilmente però ora la Commissione dovrà riprendere in mano le carte di Microsoft e valutare in che misura le richieste siano state assolte.
L’organismo europeo non è l’unico polo scettico in questa vicenda. Anche l’ECIS (European Committee for Interoperable Systems) spiega che il mercato ha bisogno di un autentico cambio di direzione, «non solo di un nuovo annuncio». L’ECIS ( fissa anche un esame preciso per valutare le reali intenzioni Microsoft: OOXML potrebbe presto tornare all’esame dell’International Standards Organization (ISO), oppure Microsoft potrebbe adeguarsi allo standard ODF esistente. Un esame da una parte, una leva contrattuale dall’altra.