Il 18 Febbraio, per la prima volta nella storia del sito d’aste numero uno al mondo , è partito uno sciopero dei venditori più attivi del marketplace per protestare contro le ultime decisioni della società tra le quali l’innalzamento delle tariffe d’inserzione e il cambio nel sistema dei feedback.
Lo sciopero finisce oggi e tutto dovrebbe tornare alla normalità ma visto che non si è registrata nessuna velleità da parte dell’azienda di tornare sui propri passi (anzi) è possibile immaginare che altre misure saranno prese nel prossimo futuro. La compagnia sostiene di non essere stata toccata dallo sciopero ma altri siti come dealscart.com o medved.net non concordano: secondo loro ci sarebbe stato un calo del 13% percento delle aste, corrispondente a 13 milioni di oggetti messi in vendita in meno.
I power user e power seller di eBay si sono coordinati proprio sul forum del sito d’aste, in un thread che ha raggiunto le 207 pagine e nel quale si può leggere delle decisioni di molti di chiudere e trasferirsi altrove. Parallelamente il sito numero 2 per la vendita online, Craiglist, ha registrato un deciso incremento degli oggetti in vendita.
L’accaduto tuttavia non sembra spaventare il sito d’aste che continua a dichiarare per bocca delle sue più alte cariche che non intende tornare indietro sulle sue decisioni, la principale delle quali, l’eliminazione dei feedback da parte dei venditori, è stata presa proprio per venire incontro ad altre proteste degli utenti.
eBay al momento non è nella sua fase di massimo incasso, deve ancora andare in positivo dopo l’acquisto di Skype e non sviluppa volumi di incassi da indurre a pensare che questo avverrà in tempi brevi. Molte delle iniziative messe in piedi per risollevarsi prevedono la distribuzione di buoni sconto per la vendita, hanno anche aiutato a far registrare un +20% di vendite, ma si tratta di cose episodiche che non hanno quasi nessuna influenza sul bilancio generale e sul trend di lungo periodo.