Passa attraverso le pagine elettroniche dei quotidiani online la nuova sfida al motore di ricerca Google. Negli ultimi giorni, la World Association of Newspaper (WAN), l’ente non governativo costituito da circa 80 associazioni nazionali per la stampa, ha duramente criticato le politiche di Mountain View in merito ai metodi applicati per la ricerca di informazioni sui siti dei quotidiani. Al centro della discordia si colloca ACAP, un sistema sviluppato dalla WAN per l’accesso e le ricerche sui portali dei giornali online.
Acronimo di Automated Content Access Protocol, ACAP è un vero e proprio protocollo di ricerca per la stampa, creato da un cospicuo numero di editori sotto l’egida della WAN. Stando alle informazioni fornite dall’associazione, il sistema sarebbe già adottato in via sperimentale in una quindicina di paesi da agenzie di stampa, editori di libri e giornali. Il protocollo ACAP consente a ogni editore di indicare quali contenuti possano essere indicizzati dai motori di ricerca e quali debbano essere, invece, mantenuti al di fuori dei database per motivi di copyright o semplici politiche interne della casa editrice.
Secondo WAN, Google non avrebbe alcuna intenzione ad applicare il nuovo protocollo per semplici esigenze commerciali. In più occasioni, Mountain View ha difeso il proprio operato, ricordando che il settaggio dei file "robots.txt" sia la migliore arma in possesso degli editori per rendere i loro contenuti visibili, o meno, al crawler di Google. Una giustificazione che non sembra trovare terreno fertile tra i membri della WAN, desiderosi di utilizzare un sistema maggiormente articolato dei file "robots.txt", che comprenda un numero maggiore di opzioni rispetto all’attuale si/no all’indicizzazione dei cotenuti.
«È curioso che Google dica agli editori cosa debbano pensare sui robots.txt, quando in tutto il mondo – e in tutti i settori – gli editori hanno già chiaramente esplicitato a Google il loro completo disaccordo. Se la ragione per cui (apparentemente) Google non supporta l’ACAP è di natura prettamente commerciale, allora dovrebbe dichiararlo, invece di diffondere falsità. Gli editori hanno specificamente richiesto che Google rispetti i diritti dei creatori di contenuti, una richiesta più che ragionevole» ha dichiarato Gavin O’Reilly, presidente della WAN e responsabile del consorzio per la diffusione di ACAP.
Al momento i responsabili di Mountain View non paiono interessati a compiere alcun passo verso il protocollo proposto dall’associazione internazionale della stampa. Google ha del resto ampi margini di manovra: il suo servizio News veicola ogni giorno centinaia di milioni di visitatori verso i quotidiani online di tutto il mondo, con notevoli ricadute pubblicitarie per i giornali. Mountain View ha da sempre offerto gratuitamente il suo aggregatore automatico di notizie, rinunciando a qualsiasi forma di pubblicità per non urtare la sensibilità degli editori e non violare le leggi sul copyright. Nonostante sia già stata ventilata la possibilità, difficilmente la diatriba tra WAN e Google approderà nelle aule dei tribunali. I grandi editori di giornali non avrebbero alcun interesse a rompere il discusso giocattolo Google News che, nel bene e nel male, rappresenta una delle loro principali fonti di visite sul Web.