Microsoft potrebbe presto trovare nuovamente Neelie Kroes, e per logica conseguenza la Commissione Europea, sulla propria strada. Il Directorate General for Competition, infatti, ha formalmente aperto un’indagine per far luce sulle modalità di voto che hanno portato alla definizione di standard ISO per il formato Office Open XML proposto da Microsoft.
Il tutto si inserisce in un contesto di grandi polemiche che ha accompagnato tutto l’iter burocratico terminato con l’approvazione dello standard. Le migliaia di pagine di documentazione costituenti il formato, infatti, sono state passate al vaglio più volte, ma una certa nebulosità delle procedure di voto ha portato a legittimi dubbi circa la bontà del procedimento e la leicità delle forzature che Microsoft avrebbe imposto alla trafila. La Commissione avrebbe inviato già in gennaio i primi segnali di insofferenza. In febbraio, secondo quanto ricordato da News.com, le indagini sarebbero iniziate. Ora l’UE avrebbe puntato dritto sulla Norvegia per capire cosa possa essere successo in una delle votazioni più controverse dell’intera procedura; nel contempo varie missive sono state inviate in tutti i paesi dell’unione per capire come si siano concretizzate le procedure di voto che hanno portato alla decisione finale dell’ISO.
Due le risposte immediate. Da una parte v’è la risposta dei diretti interessati, con la Standards Norway che ammette sì l’esistenza di un dibattito molto serrato sull’argomento, ma nega per contro ogni qualsivoglia irregolarità. Microsoft, parallelamente, manda sul campo i propri responsabili Jason Matusow (director of corporate standards) e Tom Robertson (general manager of standards and interoperability) a ricordare da che pulpito giungano le accuse: tanto Google quanto IBM, infatti, avrebbero esercitato uno sforzo uguale e contrario per affondare la proposta di Redmond. In pratica, secondo Microsoft, le due aziende rivali avrebbero infiltrato votanti amici all’ultimo minuto pur di alzar il numero dei voti contrari alla proposta OOXML (Robertson, però, sembra fare confusione nel momento in cui fa riferimento alle ingerenze Google in Finlandia quando invece il suo gruppo rettifica la nazione indicando la Danimarca).
Microsoft, nel contempo, esprime comunque atteggiamento amichevole e collaborativo nei confronti della Commissione Europea (con la quale esiste probabilmente un certo qual rispetto dopo le recenti scottature vissute in campo antitrust): il gruppo sarebbe stato chiamato in causa dalla Commissione ed avrebbe espresso piena disponibilità per una totale collaborazione, così che le teorie della cospirazione possano trovare poco spazio e la ratifica possa procedere senza ulteriori intoppi.
Ciò che emerge con certezza è la dicotomia che vede da una parte l’estrema importanza dello standard (tale da scatenare una vera e propria battaglia a colpi di lobby) e dall’altra la relativa fragilità di un sistema di certificazione che difficilmente riesce a svincolarsi dai grandi interessi e dai grandi attori del mercato. OOXML è ad oggi uno standard a tutti gli effetti, ma la ratifica necessita ancora di qualche passaggio aggiuntivo utile a fugare tutti i dubbi sollevatisi in queste ore: Neelie Kroes potrebbe rappresentare per la battaglia anti-OOXML la migliore delle garanzie.