La vicenda Microhoo vive una nuova inaspettata puntata con un fatto che con troppa difficoltà può essere interletto al di fuori delle vicende finanziarie che coinvolgono le due aziende di Redmond e Sunnyvale. Yahoo, infatti, ha annunciato un accordo con Google che porterà le due aziende a collaborare in un limitato test della durata di 2 settimane. Ma guardare al test significa probabilmente guardare al dito, invece che alla luna: gli indizi di conferma sono già molti.
Il test prevede che Google utilizzi il 3% delle query composte su Yahoo per posizionare sul motore gli annunci testuali previsti da “Adsense for Search”. Il sistema pubblicitario di Mountain View, insomma, andrà a colonizzare il 3% delle query composte su Yahoo nelle prossime due settimane affinchè tanto Google quanto Yahoo possano valutare le sinergie possibili ed i risultati ottenibili. Lo scopo di entrambe le parti è oltremodo comune: dimostrare in qualche modo che Yahoo abbia ancora del potenziale da esprimere. Il gruppo, cambiando strategia e stringendo la mano addirittura al primo rivale, vuole dimostrare che le azioni valgono di più di quanto Microsoft offre. Se tra due settimane il risultato sarà buono, per gli azionisti la confusione sarà ulteriore e la pressione sulle scelte da intraprendere crescerà.
Due settimane: non a caso la scadenza è immediatamente antecedente a quel 26 aprile fissato da Microsoft come ultimatum per una decisione, momento in cui da Redmond si dovrebbe iniziare con offerta ostile a rastrellare azioni e mandare a casa la dirigenza attuale di Sunnyvale. A fine mese, insomma, gli azionisti dovranno scegliere tra le tre seguenti configurazioni ipotetiche:
- Yahoo che depenna il proprio sistema promozionale in favore di Google, mettendosi nelle mani del “nemico” pur di conservare la propria identità;
- Yahoo che vende a Microsoft, ai prezzi noti o a prezzi ridotti dopo una deleteria battaglia di deleghe;
- Yahoo ed AOL trovano il modo di fondere i rispettivi gruppi in una nuova unità benedetta da Google (detentore del 5% di AOL).
La prima ipotesi vive all’interno di un paradosso per cui entrambe le parti potrebbero non gradire la partnership, la cui esistenza diviene però utile da sbandierare nel momento in cui c’è la grande battaglia da combattere a Wall Street. I vantaggi immediati, infatti, potrebbero essere rilevanti: una ricerca ha recentemente valutato nel 16% l’aumento di introito possibile per Yahoo ed in un ulteriore 16% la riduzione dei costi potenziale. La seconda ipotesi viene avversata in ogni modo da Yahoo e Google (la cosa è stata ribadita più volte) teme l’ingombrante presenza di Microsoft tanto a livello economico quanto per la salubrità della rete e dei suoi equilibri. La terza ipotesi appare la meno plausibile, sebbene rimanga ad oggi ancora valida in quanto fonti autorevoli confermano il fatto che le parti in causa non abbiano ancora abbandonato il tavolo delle trattative.
Microsoft ha subito fatto sapere in proposito la propria opinione con estrema chiarezza: il test tra le parti è da respingere in toto in quanto determinerebbe in divenire un evidente controsenso a livello di antitrust. Recita il comunicato ufficiale diramato: «ogni accordo definitivo tra Yahoo e Google andrebbe a consolidare quell’oltre 90% del mercato del search advertising nelle mani di Google. Questo renderebbe il mercato meno competitivo, in evidente contrasto con la nostra proposta di acquisire Yahoo […] la nostra proposta rimane l’unica alternativa che assicura una piena ed equa valutazione del valore delle azioni». Parola di Brad Smith, consigliere generale Microsoft.
L’eco della polemica di Redmond giunge poi fino alle aule del Senato USA: il senatore Democratico Herb Kohl, infatti, avrebbe già avanzato pubblicamente il proprio sconcerto relativo alla collaborazione Google/Yahoo ricordando come, alla luce dell’approvata acquisizione di DoubleClick, questa ulteriore mossa strategica non possa essere ulteriormente tollerata. La lobby ha immediatamente preso corpo, insomma, e per gli azionisti c’è il peso ma anche il contropeso: la voce suadente di AdSense da una parte e le ombre antitrust dall’altra.
Per Yahoo sembra essere questa l’estrema mossa ostruzionistica nei confronti delle avance Microsoft, ma è questa una mossa che, altresì, in qualche modo potrebbe favorire proprio la parte avversa. Scegliendo il sistema promozionale Google affidando all’outsourcing l’apparato promozionale del motore di ricerca, infatti, Yahoo boccia il sistema creato in proprio. Yahoo lascia dunque intendere come, cambiando sistema grazie ad una partnership (oggi solo potenziale), porterebbe nuovo valore nelle casse dell’azienda. Così facendo, però, Yahoo boccia neppur troppo indirettamente tutti gli investimenti fatti nel settore negli ultimi anni, Panama in primis.
È questo, però, il momento in cui vale la pena rischiare: si raccolgono da più parti le opinioni degli azionisti decisi a difendere l’identità del gruppo, si cerca di fare quadrato, si cerca di tagliare fuori Microsoft dalla possibilità di effettuare la scalata. L’accordo amichevole, insomma, sembra ormai definitivamente lontano ed in vista dell’ultimatum si stanno affilando le armi per l’ultima battaglia. E Google non intende fare solo da spettatore.