Forte dei suoi risultati nel settore server e nel mercato Linux Enterprise destinato alle aziende, RedHat ha fatto il punto della situazione riguardante il Desktop. E a tal proposito le intenzioni per il futuro sono molto chiare: nonostante sempre più utenti scelgano Linux come sistema operativo per il proprio personal computer, RedHat non ha «piani per il prossimo futuro sulla creazione di un desktop tradizionale per il mercato consumer».
La società dal cappello rosso non nasconde infatti che, per quanto con una vastissima base di utenti, il mercato desktop è ben più duro da affrontare rispetto a quello dei server. RedHat pur non facendo nessun nome motiva le difficoltà si giustifica parlando di un mercato «sofferente a causa di un produttore dominante», grazie al quale molte persone «sono ancora convinte che semplicemente Linux sui desktop non sia un’alternativa pratica».
Gli impedimenti non sarebbero, quindi, di natura tecnica ma piuttosto di natura commerciale e quest’analisi trova d’accordo anche Novell che, insieme a RedHat, si spartisce la maggior parte del mercato Enterprise Linux con la distribuzione Suse. Secondo Ronald Hovsepian, presidente e CEO di Novell, occorrerà aspettare dai tre ai cinque anni prima che Linux possa diventare una scelta popolare per i desktop al di fuori di aziende e pubblica amministrazione. E infatti, ragionando in termini di profitti, questi enti sono gli unici in grado di fornire delle entrate significative a società che basano gran parte del proprio business su attività di consulenza, e comunque collaterali al prodotto in sé.
Tuttavia RedHat e Novell non hanno intenzione alcuna di abbandonare la nave dei consumer desktop, ma piuttosto prevedono manovre di avvicinamento che escludano un confronto diretto con Windows. Da un lato entrambe hanno all’attivo delle distribuzioni Linux completamente gratuite, OpenSuse per Novell e Fedora per RedHat, sviluppate in collaborazione con la comunità, per le quali, però, non è prevista alcuna forma di assistenza professionale. L’altro lato, invece, è rappresentato dai mercati emergenti, soprattutto asiatici, in cui gli utenti sono più disponibili a valutare alternative al colosso di Redmond. A questo mercato, infatti, è dedicato il progetto Red Hat Global Desktop, annunciato circa un anno fa e che, nonostante sia tecnicamente pronto, soffre di forti ritardi a causa di problemi commerciali, non ultimo la distribuzione di codec multimediali coperti da brevetto. Tuttavia non è da escludere che tali iniziative generino un benefico effetto boomerang: basti pensare al successo che progetti come l’eeePC di Asus e l’Intel ClassMate, concepiti per i paesi in via di sviluppo, riscuotono anche nei paesi occidentali.
In definitiva, non c’è nessun abbandono del settore desktop, ma di certo le prese di posizione di RedHat e Novell ridimensionano le aspettative del settore. Anche nel recente Summit della Linux Foundation non si è quasi parlato del futuro di Linux sui normali PC: per la diffusione del più famoso sistema operativo open source si punterà piuttosto sui server e sui dispositivi mobili.