Gli ultimi giorni a Wall Street prima della trimestrale sono stati per Apple quantomeno nervosi. Se 48 ore prima l’entusiasmo era andato alle stelle per alcune stime al rialzo che prevedevano grandi cose per il gruppo, sono bastate 24 ore per rimescolare le carte con giudizi più tiepidi e quotazioni nuovamente in picchiata. Scoccata la trimestrale, però, ancora il riassesto non si ferma e le azioni piegano in negativo confermando il fatto che l’economia USA non consente attualmente facili entusiasmi.
7.51 miliardi di dollari di entrate (in forte rialzo rispetto ai 5.26 di 12 mesi prima) con un profitto netto da 1.05 miliardi (1.16 dollari per azione). Margine operativo del 32.9%, in ribasso rispetto al 35.1% dell’anno precedente. In generale, secondo quanto ufficializzato nei documenti rilasciati in nottata, Apple genera il 44% dei propri introiti sul mercato estero, e la marcata esposizione in territorio USA è presumibilmente una delle zavorre da scontare in questo momento. Nel trimestre appena terminato sono stati venduti oltre 10 milioni di iPod (+1%) e 1.7 milioni di iPhone.
Le notizie positive giungono dal comparto Mac: 2.289.000 unità sono state smerciate durante il trimestre di riferimento con una crescita del 51% (54% in termini monetari) rispetto allo stesso periodo del 2007. In questi 12 mesi la quota di mercato USA per Apple è passata dal 4.9% al 6% ed ora, secondo quanto suggerito dal NYTimes, il gruppo starebbe programmando un nuovo importante redesign di MacBook e MacBook Pro da portare sul mercato entro il fruttuoso periodo di settembre/dicembre (a cavallo tra l’inizio dell’anno scolastico e l’arrivo dello shopping estivo). Ed è questa la scintilla che Steve Jobs coglie per tenere alte le aspettative del gruppo: «Con oltre 17 miliardi di entrate nella prima metà dell’anno fiscale, abbiamo ora un forte slancio per lanciare alcuni eccezionali prodotti nel prossimo trimestre».
Nel contesto delle comunicazioni trimestrali Apple ha infine confermato l’avvenuta acquisizione del piccolo gruppo della Silicon Valley P.A. Semi. L’azienda, 150 dipendenti in tutto, passa sotto il controllo di Cupertino senza che da Apple giunga alcuna indicazione di indirizzo per gli obiettivi perseguiti con l’operazione. L’idea di fondo, comunque, sembra essere quella di avere un chip proprio su cui ergere il proprio iPhone, abbandonando il carro Intel ed affidando alle risorse interne lo studio di un motore migliore (e soprattutto meno esigente dal punto di vista energetico) per la propria avventura mobile. L’operazione è stata valutata sui 278 milioni di dollari.