Un assegno da 1.8 miliardi di dollari (un corrispettivo di 1.18 miliardi di euro) e l’affare è fatto: CNet, il più grande polo informativo del web statunitense, passa sotto il controllo dell’emittente televisiva CBS. L’affare è di quelli che fa tremare l’economia e gli effetti hanno avuto immediata risonanza: il listino chiude a Wall Street in positivo sullo slancio dell’iniezione di fiducia che tutto il mercato riesce a cogliere da cotanta intraprendenza.
Con l’acquisizione di CNet, la CBS riesce a far propria tutta una serie di grandi nomi quali Download.com, news.com, CNetTv, MP3.com, TV.com, ZDNet.com ed altri ancora. L’affare è andato in porto dopo anni di rumor che davano CNet sulla via della cessione, ma il tutto è stato siglato solo grazie ad un premio del 44.6% sul valore delle azioni: 11.50 dollari l’offerta finale (le azioni valevano prima poco meno di 8 dollari) per aggiudicarsi qualcosa come 54 milioni di utenti unici mensili negli USA (diventando in un colpo solo uno dei primi 10 gruppi del web più importanti degli States) e 200 milioni di utenti unici in ambito internazionale.
La CBS aveva dalla sua parte nomi quali CBSNews.com, CBSSports.com, una serie di canali radio e televisivi, ma la ciliegina sulla torta era rappresentata da Last.fm, grande nome del web ora in ottima compagnia (CBS ha acquisito Last.fm esattamente 12 mesi fa per 280 milioni di dollari). Nessuna resistenza dalla controparte: CBS voleva comprare e CNet voleva vendere, la cifra ha messo d’accordo tutti e ora il management CNet già raccomanda agli azionisti di procedere senza remore alla vantaggiosa cessione. A meno di ostacoli non prevedibili l’operazione dovrebbe concludersi entro il terzo trimestre dell’anno.
L’acquisto di CNet offre alla CBS non solo un importante punto di riferimento sulla rete, ma estende improvvisamente le armi a disposizione del nuovo braccio pubblicitario posto in essere dal gruppo: con la pubblicità USA che ancora una volta è cresciuta in doppia cifra, la CBS si candida così a ritagliarsi una fetta importante di una torta in costante espansione, muovendo peraltro un passo verso l’ambito che più di ogni altro sta macinando ritmi di crescita da record: il web ( 27% nel 2007 secondo dati International Data Corp, con il web che tuttavia raccoglie ancora solo le briciole di un settore in grande trasformazione).
Non è tutto oro quel che luccica, però. Se CNet ha subito accettato l’operazione, dalla parte opposta c’è chi valuta come eccessivamente onerosa la spesa affrontata. Trattasi infatti, secondo alcuni, di una manovra obbligata in quanto il gruppo CBS sarebbe in generale quello maggiormente esposto ad un possibile rallentamento del mercato pubblicitario. I motivi sono vari e tali da mettere alla berlina un gruppo che si è trovato così costretto ad estendere il proprio raggio d’azione pur pagando a caro prezzo gli importanti asset fagocitati.
Tra i fattori che mettono maggiormente in crisi la stabilità della CBS nel medio periodo vi è la forte dipendenza dal dollaro: in caso di ulteriore rallentamento dell’economia USA, infatti, il gruppo si troverebbe esposto per il 72% contro il 44% di News Corp, il 35% di Viacom e il 19% di Time Warner. La crescita del mercato pubblicitario tarpa tali squilibri, ma in prospettiva il pericolo potrebbe essere eccessivamente pesante: la nuova acquisizione giunge dunque probabilmente in tempo per fare un passo oltre, diversificando le attività ed aggiungendo nuova materia all’impero CBS.
Le azioni CBS son scese in giornata del 2% in una giornata generalmente molto positiva per il listino mentre le azioni CNet volavano (ovviamente) del 43% a quota 11.39 dollari. Alla luce del forte esborso annunciato, la caduta è stata tutto sommato ammortizzata bene ed a ciò devono aver contribuito in modo determinante le opinioni attendiste degli analisti che hanno sentenziato un “hold” sulle azioni in attesa di capire i prossimi piani programmatici del gruppo.
Nulla è dato a sapersi al momento relativamente al destino del management CNet. Da CBS giungono solo complimenti, ma da tempo nel board non era più tutto rose e fiori. Sarebbe quest’ultimo scollamento il motivo primo dell’apertura alla cessione, creando così i presupposti per una situazione che ha visto comunanza di intenti con il polo acquirente. A questo punto un rimpasto dei piani alti del gruppo è cosa più che prevedibile.