Il Senatore contro il porno online

Il Senatore Alessio Butti ha da poco presentato un disegno di legge in Senato per regolamentare la diffusione di materiale per adulti online. La proposta prevede l'oscuramento dei siti hard e, per i trasgressori, multe fino a 50mila Euro e il carcere
Il Senatore contro il porno online
Il Senatore Alessio Butti ha da poco presentato un disegno di legge in Senato per regolamentare la diffusione di materiale per adulti online. La proposta prevede l'oscuramento dei siti hard e, per i trasgressori, multe fino a 50mila Euro e il carcere

«La cosiddetta “società dell’informazione” è ormai formata e proiettata verso il futuro, portando con sé insieme agli indubbi e noti vantaggi anche, naturalmente, alcuni aspetti negativi. Uno di questi è rappresentato dalla diffusione sulle reti telematiche di contenuti illegali altamente immorali; anche se percentualmente essi rappresentano una piccola parte rispetto a quelli disponibili, ciò non toglie gravità al fatto che chiunque possa accedere ai siti cosiddetti “caldi”, che diffondono
immagini ad esempio pornografiche o violente
». Inizia con questa premessa il disegno di legge [pdf] da poco presentato in Senato dal Senatore Alessio Butti, eletto nelle liste della Lombardia per il Popolo della Libertà.

Destinata a far discutere particolarmente la Rete italiana, la proposta di legge si prefigge l’obiettivo di regolamentare in maniera più rigida l’utilizzo del Web per alcune particolari categorie di siti tra cui spiccano quelli legati al porno. Il primo articolo del disegno di legge è, in tal senso, inequivocabile: «È vietato instituire siti nella rete Internet i cui contenuti siano finalizzati, direttamente o indirettamente alla divulgazione o alla pubblicazione di materiale pornografico o di notizie o di messaggi pubblicitari diretti all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori di anni diciotto». Alla Polizia Postale e alla magistratura, la legge proposta da Butti affida il compito di vigilare sui siti della Rete, procedendo ove necessario al loro oscuramento e alle indagini necessarie per l’accertamento dell’identità di chi ha collocato materiale pornografico online.

L’articolo terzo della legge affida all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e agli ISP l’istituzione di sistemi atti a filtrare il materiale pornografico, nonché alla creazione di codici per regolamentare l’accesso ai siti consentiti solo da parte dei maggiorenni. Scrive, inoltre, Butti nella sua proposta: «I fornitori dei siti individuati ai sensi del comma 1 [ovvero quei siti fornitori di materiale pornografico autorizzati dall’Autorità, ndr] consentono l’accesso agli utenti solo dopo la comparsa di un avviso che ne segnala la natura ed eventualmente dopo l’invio di una password o di altre informazioni che diano una ragionevole certezza della maggiore età dell’utente». Il disegno di legge prevede pene particolarmente severe per i trasgressori. Il senatore Butti propone infatti la reclusione da uno a cinque anni e l’erogazione di multe dai 2.500 ai 50.000 Euro.

Il nuovo disegno di legge non dovrebbe, tuttavia, impensierire particolarmente l’industria del porno in Italia. La traduzione in legge dello Stato della proposta del Senatore Butti appare essere molto improbabile: almeno in prima istanza, la proposta contiene in taluni passaggi alcune ambiguità, specialmente tra la premessa, in cui si fa esplicito riferimento alla pornografia illegale perché coinvolgente i minorenni, con gli articoli della legge in cui invece si parla in maniera più generale di “materiale pornografico”. Anche i sistemi proposti da Butti per mettere in pratica i dettami della legge paiono essere inadeguati e tecnicamente difficili da applicare: l’istituzione di un sistema basato su password e codici di accesso potrebbe forse essere applicato per l’industria del porno online italiana, ma difficilmente per le decine di milioni di siti Web attivi all’estero e raggiungibili attraverso i mille rivoli della Rete.

Destinato probabilmente a fallire, il disegno di legge proposto dai banchi della maggioranza è comunque un chiaro sintomo dell’attuale modo di vedere e considerare il Web da parte del Legislatore italiano.

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