Nell’ultima lettera di Yang agli azionisti si contempla la strenua difesa che il board arrischia per la propria strategia. Non si smentisce la nuova tavola di trattative con Microsoft, non si cambia linea sull’argomento, non si accetta di subire le angherie di quanti vedono in Jerry Yang un uomo circondato da una situazione ormai troppo difficile per poter reggere l’urto.
«Cari azionisti, vi stiamo aggiornando sugli ultimi sviluppi qui in Yahoo, inclusi i nostri recenti annunciati accordi commerciali con Google e i risultati delle discussioni con Microsoft relativamente ad una possibile transazione. Il 12 giugno abbiamo annunciato un accordo non esclusivo con Google con cui ci si aspetta di generare approssimativamente da 250 a 450 milioni di dollari in flusso di cassa aggiuntivo nei primi 12 mesi […] L’accordo è un importante passo nel nostro sforzo di capitalizzare l’alta crescita di opportunità nell’online advertising e siamo ben posizionati per competere con successo e creare nuovo valore». Poi, usando un carattere grassetto del tutto significativo, la lettera giunge al primo punto centrale: «Lasciate che vi spieghiamo perchè troviamo il nuovo accordo così eccitante: L’accordo Yahoo-Google è finanziariamente appetibile […]». È questa la direzione giusta, spiega Yang.
La lettera continua con una strenua difesa dell’accordo e della bontà delle scelte intraprese, fino a giungere al secondo punto caldo della questione: «L’accordo Yahoo-Google crea maggior valore per gli azionisti che non la proposta Microsoft di fusione del comparto della ricerca». Il grassetto è usato anche in questo caso, così come nell’ultima seria considerazione proposta: «L’attuale Board of Directors ha la conoscenza, l’esperienza e l’impegno utili per rappresentare al meglio i vostri interessi e massimizzare il valore degli stockholder». A metà tra un fortino di difesa ed una campagna elettorale, Yang si prepara così allo scontro di agosto nel quale Icahn e i suoi tenteranno di soverchiare il board per cedere poi a Microsoft il pacchetto azionario di maggioranza.
Yang ha una teoria precisa contro Microsoft e spiega così il proseguimento delle trattative dopo il primo “no” agli emissari di Redmond: «Microsoft propose una diversa transazione. Invece di acquisire interamente la nostra azienda come precedentemente richiesto per mesi, Microsoft ha invece proposto di acquisire solo il business della ricerca per 1 miliardo di dollari più una condivisione dei futuri introiti pubblicitari. Questa proposta includeva 8 miliardi di investimento in Yahoo ma richiedeva 10 anni di accordo esclusivo che ci avrebbe resi dipendenti da Microsoft per tutto il nostro search business».
Yang predica libertà di scelta e bontà di intenti, ma gli azionisti sembrano ascoltare solo le lodi suadenti dei capitali di Redmond. A loro dunque si rivolge Yang chiudendo la propria lettera: non cadete alle promesse di Icahn, Icahn non conosce i fatti, Icahn si oppone alle nostre strategie senza motivo, Icahn vuole sviare il giudizio dalle ultime iniziative intraprese. Icahn è il nemico da combattere, Icahn è il cavallo di Troia di Microsoft, Icahn è l’ultimo grande ostacolo.
Il board Yahoo chiede agli azionisti fiducia a oltranza e usa l’ultimo grassetto per questo estremo appello: «We strongly urge you to vote your WHITE Proxy Card today for your current board of directors». La firma congiunta è di Jerry Yang e Roy Bostock, l’uno CEO del gruppo e l’altro portavoce del Board of Director. Il giorno del giudizio sta per arrivare.