“With or without Yahoo” (come nelle ore scorse ironizzava Microsoft-Watch), Microsoft è seriamente interessata a mettere definitivamente piede nel campo dei motori di ricerca. E se la sfida per la seconda generazione dei motori è ormai definitivamente stata vinta da quelli di Mountain View, per la terza generazione ancora tutto è da stabilire. Per questo motivo Microsoft ha stanziato 100 milioni per acquisire la californiana Powerset e l’omonimo motore.
Powerset è una delle punte di diamante del mondo dei motori semantici. Microsoft, in assenza di una importante struttura interna nel settore, ha deciso così di acquistare una struttura esterna in grado di portare l’esperienza giusta per guardare oltre il mercato di oggi ed iniziare un adeguato posizionamento per un’ottica di lungo periodo. Powerset, con sede a San Francisco, da tempo si impegna nello sviluppare un motore in grado di dialogare tramite il linguaggio naturale, così che l’uomo e la macchina possano interagire sulla base di un codice linguistico comune di più semplice utilizzazione. Powerset, ad esempio, può rispondere (con domande il lingua inglese) a interrogativi del tipo “chi è bin laden?” o “dove è nato George Bush?” limitando lo sforzo cognitivo necessario per interagire con il motore e con la sua filosofia basata sulle keyword.
Il motore semantico, in pratica, è in grado di partorire concetti e connessioni, restituendo così teoricamente un risultato più affinato e basato non solo sull’incrocio delle parole, ma anche sul significato scaturente dalla composizione sintattica della domanda. Il tutto rimane teoria perchè non sempre i risultati sono così affinati e, soprattutto, non sempre il codice del motore e quello dell’utente sono colimanti. Di qui la necessità di sforzi ulteriori in assenza di reali sicurezze per il futuro, ma con la ferma convinzione che, lunga o corta che sia, è questa la strada da percorrere per un reale ribaltamento delle regole del settore.
100 milioni rappresentano per Powerset un importante riconoscimento: l’azienda era stata in passato valutata poco più di 40 milioni ed aveva recentemente raccolto ulteriori 12 milioni di fondi dai venture capital interessati a scommettere sui prodigi del web semantico. Con il tempo il settore ha continuato a galleggiare tra mito e promessa, ma l’interesse è andato lievitando parallelamente all’aumentare della centralità dei motori di ricerca nell’esperienza web del quotidiano. L’arrivo di Microsoft ha premiato la scelta degli investitori ed ora i 100 milioni promessi sono destinati a sublimare in un nuovo organico collegato alla casa madre di Redmond per fare di Live Search un riferimento migliore di quello rappresentato ad oggi.