L’App Store per iPhone apre con un giorno d’anticipo. Non si tratta però di una mossa di marketing o un aggiustamento dell’ultima ora, ma solo una conseguenza del fatto che l’apertura è contemporanea con la Nuova Zelanda, quando dall’altra parte del mondo è la mezzanotte dell’11 luglio mentre in Italia si è nel pieno del 10 luglio.
Il lancio del bancone applicazioni per il nuovo iPhone 3G è un’ottima occasione per fare il punto intorno all’iniziativa che secondo la casa della mela morsicata ha visto una grande risposta da parte degli sviluppatori. Lo stesso Jobs ha dichiarato che in una notte sola saranno lanciati 500 programmi «il lancio più grande della mia vita!». E i partecipanti all’iniziativa sono i più vari: dagli sviluppatori indipendenti ai grandi colossi come MySpace o Facebook, tutti hanno voluto dare il proprio contributo proponendo una propria applicazione per il telefono Apple.
L’App Store sarà l’unico modo di poter avere applicazioni per iPhone (un caso più unico che raro in cui chi produce il telefono fornisce anche i software): saranno tutti software approvati da Cupertino e raggiungibili tramite un’icona sul telefono. Le applicazioni saranno poi organizzate in categorie come “intrattenimento”, “produttività”, eccetera.
La piattaforma fa gola a molti non solo per la risonanza che può dare e per i valori di stile, innovazione e estetica che vi sono collegati ma soprattutto per come sia effettivamente un terreno di sperimentazione interessante. I giochi per iPhone sfruttano spesso il sensore di movimento all’interno del telefono e le applicazioni spesso si fanno forza delle possibilità di connettività in mobilità.
Tanto fa gola la piattaforma che ben il 25% delle applicazione dell’App Store sono gratuite e quelle a pagamento per il 90% costano intorno ai 10 dollari, cifra della quale Apple trattiene una fetta pari al 30%.
Inoltre non bisogna trascurare che l’avventura di Apple nel crowdsourcing potrebbe regalare inaspettati (ma attesi) benefici. Molti sostengono infatti che se ora l’iPhone è comprato per lo status di innovazione ed esclusività che vi è collegato, in un futuro più o meno prossimo saranno le applicazioni create appositamente a farlo vendere.