Suoni, colori, memoria e ritmo. Erano gli elementi che caratterizzavano Simon, uno dei giochi elettronici più popolari degli anni ’80. Simon era nato in America esattamente 30 anni fa, nel 1978, realizzato dalla Milton Bradley, e si era affermato subito come un successo mondiale tanto da divenire uno dei giochi più imitati di sempre.
Si trattava di un disco sul quale si accendevano uno alla volta quattro grandi bottoni colorati, ad ognuno dei quali corrispondeva una nota. Il giocatore doveva dimostrare la propria abilità replicando la sequenza sonora. Ad ogni giro, tale sequenza si allungava di un suono, fino divenire sempre più lunga e difficile da eseguire.
Il nome riprendeva quello di un gioco popolare fra i bambini inglesi: Simon Says, in cui il capobanda esordisce annunciando: “Simon dice…” e aggiunge un’azione che gli amici devono compiere. Per esempio “Simon dice… correte!” e tutti gli altri devono mettersi a correre.
Simon in realtà non era un’idea originale, ma la versione perfezionata di uno sfortunato arcade prodotto dalla Atari quattro anni prima, l’Atari touch me, poi riproposto come gioco tascabile.
Negli anni sono uscite moltissime versioni di questo passatempo elettronico, fra cui il Simon da polso (Nelsonic Simon), la versione a due lati (Simon Squared), il piccolo Pocket Simon e il Super Simon.
Nonostante il passare degli anni, il gioco continua ad entusiasmare un gran numero di appassionati, tanto che ne sono apparse edizioni on line, per Nintendo Wii e rivisitazioni (Simon Trickstr). Qualcuno ne ha anche proposto una spiritosa versione… elastica.
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