I dati che ComScore stila mensilmente relativamente alle ricerche sul web hanno dipinto nel tempo una avanzata progressiva ed inarrestabile di Google. Il motore di Mountain View, pur rallentando la propria avanzata, ha però confermato una soglia simbolica che attribuisce ai suoi sistemi oltre 6 ricerche su 10. Il che è oltremodo importante se interletto alla luce delle previsioni Credit Suisse, che solo lo scorso novembre vedeva per il settore tutti i presupposti di un monopolio naturale nel quale proprio Google ha tutte le carte in tavola per avanzare “di inerzia” (concetto quantomeno teorico) alla conquista di ulteriori fette della grande torta rappresentata dal business del search advertising.
I dati ComScore vedono al ribasso precedenti stime Hitwise che attribuivano a Google ben il 69% delle query registrate nel mese di giugno. Secondo gli ultimi dati, invece, Google si ferma al 61.5% (in leggerissimo calo rispetto al mese precedente) mentre Microsoft e Yahoo recuperano rispettivamente lo 0.7 e lo 0.3% (/Yahoo si attesta al 20.9%, Live Search al 9.2%). Ask è fuori dal podio con il 4.3%, appena al di sopra di AOL con il 4.1%.
Importante la crescita delle ricerche complessive, balzate a oltre 11.5 miliardi nel mese di riferimento con un aumento di ben il 7% rispetto al mese precedente. Da notare in questo contesto come in totale Microsoft compia grandi passi in avanti a livello di network ottenendo una crescita più che doppia rispetto al numero uno del settore: Google cresce del 6%, Microsoft del 15%, fermo restando rapporti di forza ancora ben lontani con Google a raccogliere 6 volte tanto le query del diretto concorrente.
Tali dati sono oltremodo interessanti anche in considerazione del fatto che Yahoo si trova attualmente nella terra di nessuno tra l’impero Google e l’impero Microsoft. Se i numeri di Sunnyvale si sommassero a quelli di Redmond, Microsoft potrebbe teoricamente contare sul 30% del settore (la metà rispetto al concorrente), migliori economie di scala e la possibilità di mettere il proprio arsenale a disposizione di un mercato che diviene imporvvisamente significativo. Se sommati a quelli di Google, invece, i numeri Yahoo contribuirebbero a rafforzare un dominio che si farebbe incontrastabile. Anche se solo a livello di accordo commerciale (e non di transazione vera e propria), una stretta di mano tra le parti contribuirebbe con tutta evidenza ad un rafforzamento della posizione di forza di Mountain View, ed è così spiegato il motivo per cui il Senato sta prendendo in considerazione la vicenda così come suggerito da Microsoft: l’antitrust potrebbe pronunciarsi in merito sollevando qualche dubbio sulla leicità dell’operazione, sempre che i tempi non siano anticipati da una sostituzione del board Yahoo che potrebbe mandare tutto all’aria dipingendo per il futuro un orizzonte ben diverso.