E alla fin fine le maglie della censura cinese si sarebbero allentate. La notizia giunge sottovoce, senza dati a supporto, annullando così gli allarmismi sollevatisi nei giorni scorsi a difesa della libertà di informazione nel paese orientale. Il CIO a suo tempo aveva infatti operato importanti pressioni affinché almeno durante i giochi olimpici la copertura giornalistica dall’Oriente avesse potuto avere luogo senza ledere la libertà di informazione, pressioni però andate in fumo nel momento in cui i fatti hanno mostrato una realtà diversa da quella dipinta dalla Cina a suon di promesse.
La dichiarazione ufficiale è quella di Gunilla Lindberg, vice presidente del Comitato Olimpico Internazionale: «Il CIO ed il BOCOG si sono incontrati ed hanno trovato un accordo. Internet sarà usata con le stesse modalità delle altre Olimpiadi. La vicenda si era sollevata nei giorni scorsi quando molti siti (tra i quali quello di Amnesty International) risultavano essere al di fuori della portata dei giornalisti al lavoro oltre la Grande Muraglia. Non solo: la velocità di accesso era anche diminuita radicalmente, il che rendeva agli effetti molto difficile ogni esperienza di navigazione. Subito si era pensato alla censura, ma gli attori istituzionali facevano orecchi da mercante.
La Cina, infatti, aveva immediatamente declinato ogni responsabilità. Di fronte all’evidenza, poi, è stato il CIO a prendere parola ammettendo un accordo con la Cina per andare incontro alle necessità politiche del paese ospitante. Ne è uscita una baruffa mediatica che, invece di sopire le istanze della protesta, ne ha rinvigorita la forza. CIO e BOCOG (il comitato organizzatore della manifestazione) sono ora intervenuti ed hanno posto a tacere la faccenda con dichiarazioni forti che chiudono apparentemente il caso.
Internet, però, rimarrà censurata come sempre in tutta la Cina, eccezion fatta per gli accessi provenienti dalle sale stampa dei giornalisti al lavoro. A pochi giorni dall’inizio dei giochi (l’inaugurazione sarà l’8 agosto, ma alcune discipline inizieranno ancor prima) il caso sembra così insabbiarsi in una mera questione mediatica. La questione della censura cinese rimane aperta, ma durante le Olimpiadi le attenzioni saranno rivolte altrove. Dopo l’estate l’urgenza tornerà a farsi viva, anche se l’esperienza vissuta in prima persona dai giornalisti potrebbe aver smosso qualcosa nei rapporti tra l’occidente, il web e la presenza censoria del Governo cinese.