C’è disordine in casa Napster. Molto disordine. Il gruppo, nato grazie a Roxio dalle ceneri di quel che è rimasto di uno dei brand più famosi della rete, ha cercato una sua identità alternativa ad iTunes, ma dal braccio di ferro ne è uscito sconfitto salvandosi in corner solo grazie alla propria alternatività della proposta. Ora però i conti non tornano più. E all’interno della proprietà c’è chi suggerisce di cambiare aria.
Napster ha strutturato la propria offerta sugli abbonamenti: una pagamento mensile garantisce l’accesso a tutto quel che si riesce a scaricare dalla discoteca del gruppo, il che evita una concorrenza diretta con iTunes lasciando vive all’orizzonte timide speranze di gloria. Nell’ultimo trimestre, però, gli abbonati sono scesi da 760 a 703 mila, con un calo del 6% dei profitti (ora a 30.3 milioni). Il meccanismo si è inceppato, il depauperamento è continuo e rapido: dal 2004 ad oggi le azioni hanno perso oltre l’80% del loro valore, scendendo dai 10.26 dollari originari agli attuali 1.45.
Sono questi i motivi che hanno portato una parte degli azionisti ad iniziare una protesta contro la direzione. Perry Rod, Thomas Sailors e Kavan Singh (complessivamente rappresentanti l’1.5% della proprietà) intendono infatti entrare nel board per portare avanti quella che ritengono essere una via d’uscita obbligatoria: la cessione. Il 18 settembre vi saranno le votazioni per il rinnovo del board: i tre ambiscono ad entrare nella direzione ed il loro piano programmatico è stato esplicitato ai votanti con estrema chiarezza: vendere ora significa salvare il salvabile, il board attuale ha dimostrato cupidigia ed incompetenza, un cambio radicale è necessario.
A stretto giro di posta giunge però la risposta proveniente dai piani alti: il board innanzitutto svilisce la proposta dei tre considerandoli del tutto inaffidabili per il ruolo a cui ambiscono. Poi il colpo di scena: il gruppo ha assunto (e non è la prima volta) un intermediario che esplori le possibilità di vendita esistenti. Il board, insomma, chiede il rinnovo ma sostanzialmente porta avanti la stessa tesi degli oppositori: Napster potrebbe rappresentare un valore interessante per acquirenti interessati, una cessione è ipotizzata e auspicabile.
La guerra del 18 settembre sarà un qualcosa che si consumerà completamente all’interno del gruppo. Nei rapporti verso l’esterno, invece, sembra esserci accordo sommario: Napster è in vendita, chi intende approfittarne si faccia avanti quanto prima.