Con l’intento di rendere accessibili a un maggior numero di persone i suoi test sul DNA, la società 23andMe ha da poco deciso di avviare una vera e propria campagna di sconti sul prezzo delle sue analisi. Fondata poco meno di un anno fa da Linda Avey e Anne Wojcicki (moglie di Sergey Brin) e finanziata dal motore di ricerca Google, la società con sede a Mountain View offre a ogni cliente il test completo del proprio patrimonio genetico, mettendo in evidenza le predisposizioni che potrebbero (il condizionale è d’obbligo) portare un giorno allo sviluppo di particolari patologie. L’esame viene condotto per corrispondenza attraverso il semplice invio di un campione di saliva e gli esiti vengono messi a disposizione del solo cliente attraverso il portale della società, che garantisce la massima riservatezza dei dati caricati.
Avviato anche in Europa nel corso delle prime settimane del 2008, il servizio offerto da 23andMe ha riscosso un buon successo, ma non è riuscito a conquistare le fette di mercato sperate a causa dell’alto costo dell’esame. Partendo da questo presupposto, la società ha da poco deciso di abbattere drasticamente il prezzo per il test del DNA, portandolo da 999 dollari agli attuali 399 dollari (cui vanno aggiunti, nel caso dell’Italia, 70 dollari per le spese di spedizione del materiale). Un abbassamento così sensibile del prezzo dovrebbe consentire a 23andMe di aumentare ulteriormente il numero dei propri clienti, rendendo il test economicamente più accessibile a un maggior numero di persone curiose di conoscere le caratteristiche del loro DNA.
Stando alle informazioni fornite dalla società, il ribassamento di 600 dollari del prezzo per ogni singolo esame sarebbe stato reso possibile dal recente affinamento delle tecniche di ricerca, che consentono ora di svolgere le analisi più rapidamente e con un minore dispendio di risorse. «Sfruttando la continua innovazione siamo ora in grado di introdurre un chip che fornirà informazioni più rilevanti alle persone a un prezzo più basso. Siamo entusiasti di poter aprire le porte a molte più persone per far conoscere il loro stato di salute e la loro discendenza e far partecipare più persone nei progetti di ricerca avanzata. È importante democratizzare e rendere maggiormente accessibili le informazioni sulle proprie condizioni genetiche personali» ha dichiarato la cofondatrice della società, Anne Wojcicki.
Contestualmente alla riduzione dei prezzi, 23andMe ha fornito nuovi dettagli sulla sua community concepita come un vero e proprio social network per i suoi clienti. Ogni utente avrà, infatti, la possibilità di creare un profilo personale, confrontare le proprie esperienze con altri iscritti e condividere alcune informazioni, magari utili per rintracciare parenti o riscostruire il proprio albero genealogico. Il portale fornisce, inoltre, il materiale necessario per comprendere ruolo e funzione delle caratteristiche genetiche evidenziate dai test, apprendere gli ultimi sviluppi della ricerca su determinate patologie genetiche, scoprire le proprie radici attraverso il DNA e contribuire alla creazione di un database concepito per approfondire le attuali conoscenze sulla molecola della vita.
Nonostante sia ancora una società giovane, e relativamente piccola, 23andMe ha da subito destato l’interesse dei media e degli analisti grazie al ruolo centrale rivestito da Google, uno dei principali investitori dell’intero progetto. La scelta di istituire un database online con le informazioni genetiche dei clienti di 23andMe ha inoltre destato non poche polemiche, soprattuto tra le associazioni impegnate nella tutela della privacy negli Stati Uniti. Il timore è che dati così sensibili ed estremamente personali possano essere sottratti dai server di 23andMe, esponendo i clienti della società a un vero e proprio rischio per la loro riservatezza in un ambito delicato come quello della salute.
Alcuni genetisti hanno infine sottolineato come le informazioni fornite da 23andMe non possano essere considerate sufficientemente attendibili per prevedere la possibile insorgenza di alcune patologie. Nonostante le numerose ricerche nel settore, al momento i ricercatori non sono ancora in grado di valutare con sufficiente precisione le variazioni genetiche che in taluni casi stimolano l’insorgenza di una specifica malattia.
23andMe ritiene comunque che ogni individuo abbia il diritto di potersi informare sul proprio patrimonio genetico attraverso un test del DNA. I prezzi più bassi consentiranno, dunque, di aumentare sensibilmente il numero di clienti della società e di conseguenza le informazioni contenute nei database utilizzati per approfondire le attuali conoscenze sul genoma umano.