Il caso di Jammie Thomas, la prima ed unica singola persona contro la quale la RIAA sia mai andata a lottare in tribunale accusandola di violazione di diritto d’autore, potrebbe non essere chiuso. Nonostante infatti il giudice abbia sentenziato a favore delle etichette ora ritorna sui suoi passi e chiede la ripetizione del processo.
Quello che è successo è che la pena di 222.000 dollari da pagare per 24 canzoni in condivisione sul network P2P KaZaa era stata sentenziata basandosi sul concetto spiegato dal giudice alla giuria che perchè ci sia violazione occorre dimostrare che i file sono stati messi a disposizione di altri e non che siano stati effettivamente trasferiti. Su tale punto il giudice ha pensato molto e ora è tornato sulle sue posizioni giudicando quindi tutto il processo non valido perchè basato su una sua istruzione fuorviante.
Jammie Thomas è l’unica persona che mai si sia battuta contro la RIAA in tribunale poichè tutti gli altri accusati e perseguitati dall’associazione hanno sempre patteggiato rifiutandosi di sostenere spese legali con l’idea che probabilmente avrebbero perso. Jammie Thomas, madre di tre figli, invece è voluta andare fino in fondo e così il suo caso è diventato cardinale, poichè dall’esito si avrà un precedente.
Grande esultanza c’era stata da parte della RIAA ai tempi del primo verdetto favorevole. Tuttavia non si tratta ora di un ribaltamento del verdetto, nè di una pronuncia a favore dell’imputata: semplicemente il processo si dovrà rifare e l’esito rimane imperscrutabile.
Bisogna far notare che, qualora Jammie Thomas alla fine risultasse definitivamente innocente, la RIAA in cinque anni di cause e persecuzioni legali non avrebbe al suo attivo nemmeno una vittoria in aula nonostante 30.000 casi chiusi con patteggiamento e risarcimenti di poche migliaia di dollari.