La giornataccia della borsa USA ha cause che sono lontane dalle semplici dinamiche del mercato tecnologico. Inoltre è stato Eric Schmidt a sottolineare come la crisi sia «a New York, non nella Silicon Valley» (immagine che addebita le colpe alle banche, non alle aziende dell’ICT). Al tempo stesso, però, la crisi coinvolge tutto e tutti, portando nel dramma gli investimenti finanziari: il crollo di Wall Street ha coinvolto pesantemente anche i titoli tecnologici ed a farne le spese nel comparto è soprattutto la mela della Apple.
L’apertura è già un bollettino di guerra: Google perde il 7%, eBay e Yahoo il 6%, Microsoft il 2.5%, Dell il 3.5%, HP il 3.3%. Non c’è azienda che si salvi e le perdite ridotte di Redmond sembrano più figlie del buyback annunciato che non frutto di reali buone notizie del mercato. La bocciatura del “piano Bush” porta però entro poche ore la borsa al baratro, tanto che l’ecatombe iniziale impallidisce rispetto a quelli che sono poi i risultati di fine giornata: Google chiuderà le contrattazioni a -9.5%, eBay a -10.94%, Yahoo a -10.68%, Microsoft a -8.39%. La crisi non vede ancora luce in fondo al tunnel, insomma, e gli analisti appaiono preoccupati per quelle che potrebbero essere le risposte dei prossimi mesi: i consumatori, infatti, potrebbero essere particolarmente preoccupati circa i propri risparmi ed un clima simile poco potrebbe coadiuvare alla ripresa dei meccanismi dell’economia.
Il gruppo che più di tutti paga il momento drammatico di Wall Street è la Apple, in un rosso a doppia cifra fin dall’apertura delle contrattazioni ed a -17.42% alla chiusura dei mercati. La causa è nelle stime al ribasso che gli analisti offrono per l’azienda proprio in concomitanza con il giorno nero della borsa: tanto il comparto Mac quanto l’iPhone potrebbero infatti vendere molto meno rispetto al previsto, con la comunità degli analisti che stima il valore dell’azienda come “sovrastimato”. Il target price delle azioni AAPL scende dunque da 178 a 115 dollari, spingendo così ad un rapido tracollo il valore delle contrattazioni. Al ribasso anche le stime globali per il bilancio 2009: da 5.91 dollari per azione a 5.47.
AAPL ed MSFT nel 2008 (dati Google Finance)
C’è un dato su tutti che deve far preoccupare in modo particolare i tecnici di Cupertino: la porzione di utenti che nei prossimi 90 giorni pensa di acquistare un Mac piuttosto che un Pc è scesa come mai era successo negli ultimi 2 anni e mezzo. In questa valutazione le pubblicità “I’m a Mac” o “I’m a Pc” probabilmente poco incidono rispetto a quanto incide invece la leva del prezzo, a cui il mercato sta per divenire quantomai sensibile alla vigilia di un nuovo periodo di timori per l’andamento dell’economia.
Le azioni Apple gravitano ora attorno ai 105 dollari, ovvero la quota più bassa toccata al momento in questo 2008 (-45% circa da inizio anno ad oggi): si conferma pertanto la grande volatilità del capitale azionario del gruppo e la conseguente fragilità di fronte ai momenti difficili dell’economia.