Dopo ben più di un anno di problemi, oscuramenti e travaglio legale ed economico sembra ora aprirsi uno spiraglio per le radio online: siti come Pandora, Last.fm o Accuradio potrebbero infatti quantomeno ricevere una insperata proroga sui pesanti dazi che si erano abbattuti sulle loro attività.
Il problema sta tutto nel fatto che ad un certo punto il Copyright Royalty Board ha cambiato tutto il sistema di tariffazione riguardo le royalties che le suddette radio sono tenute a pagare ogni volta che trasmettono un brano coperto da diritto d’autore, un passaggio graduale dai 0,08 centesimi agli 0,19 previsti per il 2010. A tali prezzi nulla potrebbe mantenere in vita un business fondato sulla trasmissione simultanea anche di centinaia migliaia di brani alla volta.
Sembra tuttavia che adesso la stessa SoundExchange (braccio operativo della RIAA) sia tornata sulle proprie posizioni ammettendo l’esagerazione delle tariffe applicate e acconsentendo ad una revisione della legge: la proposta è al vaglio del Senato ma sembra che non ci dovrebbero essere lobby contrarie alla sua approvazione. Se così fosse ogni radio potrebbe trattare le proprie tariffe con la stessa SoundExchange.
Forse l’unico organismo che potrebbe avere qualcosa da ridire è la National Association of Broadcasters, gruppo che che, riunendo tutti i rappresentati dell’emittenza radiofonica tradizionale, è storicamente la principale voce del timore delle radio di essere schiacciate dagli equivalenti stazioni online.
La questione è molto importante poichè un sistema di tariffazione non eccessivamente pesante potrebbe favorire un incredibile sviluppo di servizi che negli anni hanno fomentato lo sviluppo di progetti come il Music Genome Project e hanno aiutato la diffusione e la percezione delle caratteristiche collaborative del web 2.0. Le radio online sono davvero una seconda dimensione della fruizione musicale in rete e un’opportunità di business che probabilmente nemmeno la RIAA ha intenzione di veder sfumata.