Twitter? Troppo appetibile per essere venduto ad appena mezzo miliardo di dollari. Soprattutto se questo mezzo miliardo è fatto di azioni dal valore nominale opinabile come quelle di Facebook. Perchè Facebook è sì il social network più importante al mondo, ma la monetizzazione del suo successo è qualcosa ancora tutto da verificare e sul quale solo Microsoft ha finora scommesso sancendo un punto di partenza per le valutazioni successive.
Twitter, insomma, ha respinto le avance di Mark Zuckerberg. Le voci di un approccio erano in giro nell’ambiente ormai da tempo, ma delle trattative era mai trapelato nulla. La cosa viene ora svelata da Kara Swisher per D:All Thing Digital, rivelando però il tutto a giochi apparentemente chiusi. «Un modello elegante»: così Zuckerberg ha recentemente descritto il funzionamento di Twitter, a cui si sarebbe interessato da tempo sperando in un approccio di successo in un momento tanto tormentato per l’economia (momento in cui talune posizioni potrebbero farsi oltremodo deboli favorendo accordi e passaggi di proprietà.
Così non è stato: Twitter ha respinto con costanza le proposte e, sebbene ad oggi non sembrino sussistere ulteriori margini di trattativa, in futuro le parti potrebbero tornare attorno ad un tavolo. Il problema, infatti, sembra essere nella tempistica dell’offerta (probabilmente il fatto che l’intero ammontare del valore sia commisurato in azioni non incoraggia l’assenso di chi ha in mano la proprietà dei cinguettii di Twitter) e la possibilità che Twitter finisca in mani altrui potrebbe incoraggiare in prospettiva un riavvicinamento dei due gruppi.
I numeri per ora li da TechCrunch: Facebook conta 120 milioni di utenti, Twitter ne conta 6; Facebook ha raccolto mezzo miliardo di dollari di investimenti, Twitter ne ha raccolti 20 milioni. Le disquisizioni sul tema parlano di sinergie e di opportunità, ma l’interrogativo si basa sostanzialmente su due quesiti: quanto Facebook valga oggi e quanto Twitter possa valere domani. Di qui il punto dolente che non ha per ora unito le parti: quanto potrebbe valere l’unione tra i due brand? Chi ha da guadagnarci e quanto?
Se solo il contesto economico fosse più sereno, probabilmente le nozze sarebbero già state celebrate. Ora, invece, appare tutto rinviato. A quando, non si sa.