YouTube e Warner Music Group non sono riusciti a trovare un accordo per il rinnovo della collaborazione e ora i video dell’etichetta e tutte le opere UGC che comprendono loro brani sono state rimosse dal sito di videosharing. Il motivo è sempre il medesimo: moneta, cash, introiti.
Nonostante la Warner sia stata due anni fa la prima grande etichetta a salire sul carro di YouTube con un accordo che fece notizia, ora è anche la prima ad andarsene per motivi economici, nonostante recentemente il suo comparto digitale abbia fatto registrare ottimi risultati. La percentuale imputabile al sito di Google di tali profitti è pari più o meno all’1%, ma secondo la Universal si tratta comunque di accordi per decine di milioni di dollari, senza contare l’impatto pubblicitario.
In aggiunta i contenuti Warner, come ad esempio il canale della Atlantic Records, sono tra le cose più viste in assoluto del sito, dunque tra i più profittevoli. Non è quindi chiaro chi delle due parti in causa sia quella con il coltello dalla parte del manico, nè quale delle due abbia fatto saltare le negoziazioni per il rinnovo del contratto.
Per due anni l’etichetta ha accettato le condizioni di YouTube, cioè condividere i profitti derivanti dalla pubblicità contestuale che compare nelle pagine che mostrano i propri video o altri video UGC che includono musica di loro proprietà. Ora, però, sembra che molto nella polemica sia stato incentrato sul momento in cui tali somme dovrebbero essere pagate: se in anticipo sul contratto, o se in seguito alle visualizzazioni ed a bocce ferme.
Sul suo blog lo staff di YouTube ha spiegato: «ogni giorno cerchiamo di mettere a punto licenze per farvi ascoltare la vostra musica preferita su YouTube. Ma è un processo molto complesso. I diritti per l’uso di un brano spesso richiedono permessi da molti proprietari e specie se si tratta di video fatti dagli utenti». Quindi si giustifica: «la nostra intenzione è di trattare tutti equamente: rispettare i diritti dei musicisti, degli autori e dei loro fan così che tutti possano godersi i contenuti».
Dall’altra parte invece la Warner ha fatto sapere in un comunicato: «semplicemente non possiamo accettare dei termini di utilizzo che non compensano adeguatamente gli artisti, gli autori, l’etichetta e gli editori per il valore che forniscono».