Se le prime azioni del 2009 possono essere interpretate come una dichiarazione di intenti, allora il manifesto programmatico per il Web cinese è chiaro: le iniziative contro la pornografia online sono destinate ad aumentare in numero ed intensità, per arrivare così ad un nuovo regime regolamentativo in grado di annichilire un fenomeno che, soprattutto sulla fragile società orientale, riflette pericolose possibili ricadute.
Il 2009 inizia così, partendo dai fatti, per proseguire poi con le parole a motivazione del tutto: «purificare lo sviluppo culturale di Internet e proteggere la salubrità dello sviluppo dei minori». Quindi l’estrema minaccia: i grandi nomi del Web dovranno prendere provvedimenti immediati, pena una severa punizione da parte del Governo centrale. E i nomi sono quelli che contano: Google, Baidu, Sina, Sohu, ivi comprese le rispettive divisioni video.
Già nel 2008 si erano avute le prime avvisaglie di un problematico rapporto tra gli apparati governativi cinesi e la Rete. La censura e l’oscurantismo informatico sono solo le principali fenomenologie, ma è stato dimostrato il fatto che la velocità con cui la Rete s’é diffusa ha portato ben altre distorsioni nel paese: obesità, gravidanze, rapporti sociali cambiati da nuove ed inaspettate dinamiche di comportamento. Uno dei problemi principali identificati dal Governo è ora nella pornografia, piaga da debellare partendo da quelli che sono i primari “hub” della navigazione degli utenti cinesi. Solo nelle settimane precedenti un nuovo caso aveva fatto parlare del problema: una donna cinese era stata arrestata dopo aver diffuso sul web immagini erotiche autoprodotte, violando così la legge e divenendo capro espiatorio da portare sui media per far capire quelli che sono gli intenti governativi sul problema.
Gli intenti degli apparati centrali, però, si sono anche scontrati spesso con i diritti fondamentali e la censura è quindi la prima pratica messa all’indice soprattutto dalle critiche dell’occidente. Anche il 2009 inizia sotto lo stesso segno: secondo alcune ipotesi la nuova ondata oscurantista potrebbe andare ben oltre la sola messa alla berlina per le volgarità della rete, esondando nel mondo della politica e nel perpetramento dell’ostruzionismo nei confronti di alcuni siti web eccessivamente politicizzati e scomodi.