Il dibattito sui gruppi pro-Mafia nati su Facebook ha varcato l’oceano ed è approdato sul New York Times in edicola oggi.
Il giornale statunitense fa un completo riassunto sulla faccenda, dalla presenza dei gruppi che inneggiano a Totò Riina e Bernardo Provenzano, fino all’analisi di quanto Facebook potrebbe effettivamente fare per venire incontro all’indignazione sollevata dal caso.
Occorre infatti ricordare che, oltre ad alcune mozioni politiche e numerose iniziative anti-Mafia su Facebook, è in corso anche un’indagine della magistratura di Palermo per capire se i gruppi incriminati siano opera di qualche ragazzino che voglia divertirsi, o se vi sia dietro una mente organizzatrice che cerchi di usare Facebook come nuovo mezzo per scambiarsi messaggi in codice e per costruire una tacita accettazione della Mafia nel grande pubblico che popola il famoso portale.
Facebook ha già chiuso alcuni gruppi che violavano apertamente le sue policy, ma per altri casi la stessa operazione potrebbe richiedere più tempo. A complicare la faccenda c’è infatti il (sacrosanto) diritto alla libertà di parola, anche se un dirigente di Facebook, che non ha voluto rivelare il proprio nome, ha rivelato che il portale è pronto a fare quanto necessario quando la richiesta arrivasse dalle autorità competenti.