La richiesta di Mozilla, l’assenso della Commissione Europea, e la platea degli accusatori si arricchisce di un nuovo protagonista: anche Mozilla si unisce alla causa che vede l’Ue indagare sulle presunte pratiche anticoncorrenziali praticate da Microsoft da quanto il gruppo distribuisce in un pacchetto unico Windows ed Internet Explorer. L’accusa era stata avviata da Opera Software, da cui si è puntato il dito contro Microsoft accusando Redmond di impedire alla concorrenza di crescere.
Per Microsoft non sono queste accuse nuove: già in passato il gruppo aveva dovuto rispondere del proprio operato, ma ne era uscita impunemente dopo aver dimostrato come IE fosse una parte integrante di Windows e non fosse pertanto possibile distribuirlo a parte. Grazie a questa posizione, espressa dall’antitrust USA, IE e Windows sono andati a braccetto rinforzandosi l’un l’altro fino a determinare un monopolio di fatto su entrambi i fronti. Mozilla, forse della fetta di mercato guadagnata nel tempo da Firefox, si unisce ora al coro delle accuse chiedendo un intervento affinché i browser concorrenti ad IE possano avere maggiori margini di crescita.
Mitchell Baker nei giorni scorsi è intervenuto sul tema su un blog dedicato a Mozilla condividendo anzitutto le motivazioni che reggono la causa contro Microsoft: le pratiche anticoncorrenziali sarebbero evidenti e Mozilla si offre alla Commissione Europea come consulente tecnologico per formulare le migliori soluzioni plausibili al fine di ripristinare i giusti equilibri di mercato. Baker, inoltre, rifugge una tesi che potrebbe mettere in difficoltà la causa: la posizione di Firefox è anomala, dunque il successo ottenuto dal secondo browser al mondo non deve essere la leva con cui si offre salvezza a Microsoft: Mozilla si basa sul non-profit, ed è in ogni caso una azienda unica che ha ottenuto un successo non ripetibile e non altrimenti sostenibile.
Baker mette Mozilla nella fondina dell’UE, sperando che la Commissione possa ascoltare il gruppo nel momento in cui si cercheranno vie d’uscita tecniche ad un caso che non può fermarsi alle soluzioni legali. Perchè, spiega Baker, i danni di IE al mercato si riverberano ancora ai giorni nostri, con milioni di utenti fermi a vecchie versioni di IE e con Microsoft che può godere ancor oggi di vecchie sacche di mercato conquistate ai tempi del monopolio assoluto.
Manca però un accordo, ad oggi, a livello di soluzioni. Mentre Jon von Tetzchner, CEO Opera, suggerisce una distribuzione di Windows avente precaricata una serie di browser da cui l’utente possa scegliere, Mike Connor rifiuta la possibilità di vedere Firefox precaricato e smonta le tesi Opera. L’accusa, insomma, non sembra dimostrarsi particolarmente compatta, ma dovrà giocoforza trovare una posizione univoca se vorrà realmente portare avanti una seria offensiva contro i muraglioni di Redmond.