Era il 21 novembre 2007. È passato più di un anno, insomma, da quando riportammo una analisi Credit Suisse che ipotizzava per il mercato dei motori di ricerca una serie di circostanze particolari tale per cui si configurava la possibilità di un monopolio naturale. Google, insomma, veniva giudicato nelle condizioni ideali per poter raggiungere una egemonia totale sul settore, e tutto ciò grazie ad una serie di condizioni che ne avrebbero favorito tale posizione.
Si chiamano monopoli naturali quei settori di attività economica che si caratterizzano per rendimenti strettamente crescenti (il costo di produzione dell’ultima unità è inferiore a quello di tutte le precedenti) e di conseguenza per dei costi medi strettamente decrescenti (il costo medio diminuisce all’aumentare del volume di produzione poiché la curva del costo marginale è sempre al di sotto di esso). In tali settori un operatore unico è più efficiente di una pluralità di operatori.
A distanza di poco più di un anno i numeri sembrano confermare le analisi Credit Suisse: Google, sebbene già domini in lungo e in largo il mercato, sembra non aver difficoltà nel mantenere la propria posizione. Anzi, cresce addirittura, e più di qualsiasi altro motore sul mercato. Yahoo cade, Live Search arranca, gli altri son briciole.
A distanza di poco più di un anno: ma allora Credit Suisse aveva ragione?