«In questi giorni ho ricevuto molti messaggi […] in cui mi si chiedeva cosa pensassi dell’emendamento proposto dal senatore dell’Udc Giampiero D’Alia. A tutti ho risposto che, dal punto di vista tecnico, tale emendamento mi pare scritto male, ed anche pericoloso per la libertà della rete: c’è il rischio – ad esempio – che per oscurare una singola pagina di Facebook (inneggiante, magari, alla mafia) si debba impedire l’accesso a tutto il social network. E questo mi pare, francamente, inammissibile». Con queste parole l’On. Roberto Cassinelli (noto per precedenti interventi legislativi coinvolgenti il Web) irrompe nel dibattito che ha portato il famigerato articolo 50 al centro dell’attenzione a causa di una formula particolarmente pericolosa con cui è stato formulato all’interno del cosiddetto Pacchetto Sicurezza.
Cassinelli non si limita a giudicare il testo del collega D’Alia, ma propone un proprio emendamento e lo presenta direttamente sul proprio blog in stesura preventiva: «Il nuovo testo, che è stato scritto insieme a tecnici e giuristi esperti della materia, prevede che sia l’autorità giudiziaria (e non più il Ministro dell’Interno) a disporre la rimozione (e non più l’oscuramento) del contenuto incriminato. Rimozione a cui deve provvedere l’autore del reato o, in seconda battuta, il fornitore del servizio di hosting ma, come è scritto a chiare lettere, solo quando vi sia “la possibilità tecnica di procedervi senza pregiudizio per l’accessibilità a contenuti estranei al procedimento”. Non sarà possibile, quindi, mettere in atto un “filtraggio” (termine utilizzato nel testo del senatore D’Alia) di un intero sito pur di impedire la visualizzazione un contenuto illegale, anche se isolato. E, soprattutto, non saranno più gli ISP (ovvero i fornitori di connettività internet) a dovere provvedere all’oscuramento».
Sostanziali entrambe le modifiche: innanzitutto le segnalazioni devono partire dalla magistratura e non da un ministero, il che conferisce timbro totalmente differente all’intervento, passando da una pericolosa forma di censura alla lecita repressione; inoltre gli ISP vengono liberati da un onere particolarmente tedioso (nonché sproporzionato), delegando ad una forma più morbida di avvertimenti ed imposizioni l’onere della rimozione dei contenuti incriminati.
L’On. Cassinelli mette a disposizione un documento pdf nel quale è possibile prendere lettura dell’intervento specifico proposto. «Ne va anche della credibilità del Parlamento, che altrimenti darebbe l’impressione di voler legiferare su argomenti tecnici senza avere le conoscenze per farlo».
Rimane a questo punto da verificare la sovrapposizione nei termini relativa alla proposta firmata da Gabriella Carlucci, la cui bozza è emersa solo negli ultimi giorni ma i cui contenuti dovranno essere quantomeno accordati a quanto si andrà a delineare in fase di approvazione con il Pacchetto Sicurezza.