Persa la crociata contro Street View

Nulla di fatto per la causa intentata dai due coniugi statunitensi contro Google per violazione della privacy. La coppia aveva richiesto 25mila dollari di danni e la rimozione della fotografia della loro casa da Street View. La Corte ha chiuso la causa
Persa la crociata contro Street View
Nulla di fatto per la causa intentata dai due coniugi statunitensi contro Google per violazione della privacy. La coppia aveva richiesto 25mila dollari di danni e la rimozione della fotografia della loro casa da Street View. La Corte ha chiuso la causa

Non ce l’hanno fatta i due coniugi di Pittsburgh (Pennsylvania, USA) ad avere la meglio su Google. La coppia era diventata celebre dopo aver citato in giudizio il colosso delle ricerche per violazione della privacy avvenuta tramite il servizio online Street View. La Corte distrettuale competente ha da poco chiuso la causa, sottolineando come l’accusa non sia stata in grado di dimostrare oggettivamente il presunto comportamento illecito da parte di Mountain View.

Dopo aver visto la loro abitazione immortalata nel servizio Street View di Google Maps, a disposizione di tutti gli utenti della Rete, lo scorso aprile Aaron e Christine Boring avevano deciso di citare in giudizio Google con l’accusa di aver violato la loro privacy. Nella documentazione inoltrata per l’istituzione di un procedimento legale, i due coniugi avevano dichiarato di aver sofferto di un forte stress mentale per la riservatezza perduta, sostenendo inoltre di aver subito una svalutazione della loro abitazione. La coppia chiedeva infine un risarcimento pari ad almeno 25mila dollari e la distruzione immediata di tutto il materiale fotografico posseduto da Google sulla loro casa.

Valutate le motivazioni dei coniugi Boring e la documentata risposta dei legali di Mountain View, la Corte distrettuale della Pennsylvania occidentale ha deciso di chiudere il caso, segnando così la fine della curiosa querelle legale. A portare la Corte giudicante verso una decisione di dismissione del caso deve aver contribuito il lungo memorandum inviato da Google per difendere la sua posizione. Nel testo, i legali della società ricordavano che: «I querelanti vivono nel 21esimo secoli negli Stati Uniti, dove ogni passo compiuto sulla proprietà privata non è ritenuto dalla legge come un comportamento sanzionabile. […] A meno che non vi sia una chiara specificazione come un cancello, una staccionata o un segnale che indichi il divieto di accesso, chiunque può avvicinarsi a una casa attraverso un vialetto, una strada di accesso o qualsiasi altro percorso comunemente utilizzato dagli ospiti, senza essere perseguiti per aver violato la proprietà privata».

La vicenda si è dunque conclusa con un nulla di fatto per i Boring alla ricerca della privacy perduta. Paradossalmente, il loro sforzo per tutelare a tutti i costi la loro riservatezza ha prodotto nel corso degli ultimi mesi un effetto esattamente contrario, rendendo i due coniugi una delle coppie più chiacchierate online.

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