In seguito alla recente proposta di leggefirmata da Gabriella Carlucci, e soprattutto in seguito alle polemiche scaturite dall’analisi delle proprietà del file contenente il testo della proposta, abbiamochiesto direttamente all’on. Carlucci un intervento chiarificatore sul tema. La risposta è giunta in giornata, e ne diamo pubblicazione integrale:
«Caro Giacomo,
non ci sono segreti da svelare: i miei collaboratori hanno seguito l’intervento dell’avv Davide Rossi (che tra le altre cose è anche e non solo Presidente di Univideo) nel convegno organizzato da Assodigitale il 15 gennaio us e ho avuto modo di condividere alcune idee con lui, chiedendogli di mandarmi una nota con alcuni spunti normativi. Per esempio quello della responsabilità dei propri atti, anche se compiuti via internet, ovvero non si può lanciare il sasso e nascondere la mano. Sarà sicuramente d’accordo con me inoltre sul fatto che la direttiva del 2000 è stata concepita e approvata quando internet non era web 2.0 ma vi erano semplicemente siti più facilmente identificabili in caso di violazione. Oggi invece è molto facile lanciare un forum di discussione con un titolo ben preciso e lasciare che sia il polo della rete, in maniera anonima a compiere reati quale la diffamazione, l’ingiuria, la calunnia. Ma vi è di più. Chi è andato a controllare le proprietà dei documenti relativi alla proposta di legge pubblicati su Internet, ha recuperato le generalità dell’autore del documento ma si è stranamente dimenticato di citare la denominazione dei files. Circostanza davvero singolare per soggetti che chiedono e pretendono trasparenza. La vera e reale finalità della mia iniziativa, al contrario di quanto maliziosamente riportato, si evidenzia dal fatto che i due documenti recano titoli inequivocabili: pedo_relazione e pedo_proposta. Sono ora io che vi chiedo come mai avete occultato un dato così rilevante per comprendere la mia personale buona fede. Questa circostanza è un vero e proprio boomerang per quanti come voi chiedono di operare sulla rete senza vincoli nè regole e la dimostrazione palese dei pericoli che viaggiano sulla rete. Ma quando ad essere occultata è la denominazione di un documento nessun problema sotto il profilo giudiziario o penale. Cosa ben diversa quando ad essere ocultate sono le generalità di un criminale pronto ad abusare sessualmente dell’ingenuità di un minore innocente ed indifeso. Spero che di fronte alle mie spiegazioni chi mi ha offeso selvaggiamente e senza motivo abbia la compiacenza ed il buon gusto di chiedermi almeno scusa. in ogni caso io vado avanti per la mia strada, sicura e conscia della bontà e la necessità della mia iniziativa. Cordiali saluti».
Firmato: Gabriella Carlucci.
Abbiamo quindi parallelamente sentito Davide Rossi, Presidente Univideo, per avere un riscontro circa la versione dei fatti fornita dall’on. Carlucci. Purtroppo non è stato possibile registrare dichiarazioni da riportare in virgolettato, ma il dott. Rossi ci ha gentilmente autorizzato a riportare la sua versione dei fatti, peraltro fedelmente in linea con il racconto della Carlucci.
Nella fattispecie la stesura di una prima bozza della proposta di legge sarebbe stata sollecitata dalla stessa Carlucci, e Davide Rossi avrebbe collaborato a titolo personale, fruendo del tempo libero ed utilizzando un laptop che ha lasciato nel file la firma Univideo. L’apporto sarebbe stato però privato e volontario (nonché a titolo gratuito), dissociato dalle funzioni professionali, al fine di mettere nero su bianco quanto primariamente affermato nell’incontro organizzato da AssoDigitale.
La bozza sarebbe in seguito stata plasmata dal team dell’on. Carlucci, ma l’impianto è rimasto comunque quello originale: la volontà di regolamentare la rete, attribuendo maggiori responsabilità agli utenti che fruiscono del Web facendosi parte attiva. Chi pubblica, insomma, deve rispondere delle proprie pubblicazioni. Libertà e controllo, insomma, devono andare di pari passo, fermo restando le ovvie questioni tecniche da superarsi in fase attuativa.