Quanto anticipato lo scorso mese di gennaio si è avverato: Intel ha accusato formalmente AMD di violare gli accordi di cross-license relativi alla realizzazione di processori x86.
Lo spin-off GlobalFoundries (ex The Foundry Company), che si occuperà della produzione dei processori, non può utilizzare tecnologie Intel.
L’accordo firmato nel 2001 tra Intel e AMD non prevede infatti che un’azienda terza possa avere diritto sui brevetti; pertanto è stato infranto un rapporto confidenziale, che potrebbe portare alla perdita dei diritti di licenza da parte di AMD. Quest’ultima avrebbe non più di 60 giorni di tempo per trovare una soluzione.
Secondo Bruce Sewell, vicepresidente senior e consigliere generale di Intel, le proprietà intellettuali vengono concesse in cambio di un adeguato compenso, ma AMD non può “cedere” i diritti ad un’altra azienda senza il permesso di Intel. La casa di Santa Clara è disponibile a trovare una soluzione; tuttavia devono essere difesi gli interessi degli azionisti e soprattutto gli investimenti da miliardi di dollari.
AMD ovviamente risponde che Intel non può rompere l’accordo, ipotizzando invece che questa si tratta di un ennesima mossa per “difendersi” dalle accuse di comportamento anticoncorrenziale e abuso di posizione dominante, che porterà ad un probabile procedimento dell’antitrust americana.