Una lunga attesa ed una rapida dipartita: il Rapporto Caio sembra giungere al capolinea a pochi giorni appena dalla presentazione, senza nemmeno aver avuto pubblica notifica oltre a qualche voce sfuggita circa la tripartizione delle possibilità per Telecom Italia e Governo. Il Rapporto era stato consegnato al Governo in data 13 Marzo. 18 Marzo, così titola Dow Jones Newswires: «Telecom I.: il piano Caio già mezzo congelato».
Il tutto è frutto di una nuova fuga di notizie priva di troppi dettagli: «[…] i consiglieri fidati del Premier, avrebbero raffreddato gli animi della parte di Forza Italia che spingeva per lo scorporo di Telecom I. In effetti, la mossa aprirebbe un duro contenzioso con l’ex monopolista, e potrebbe indurre Franco Bernabé, a.d di Telecom, ad allargare il piano di dismissione degli asset non core alle televisioni del gruppo, per ora lasciate fuori (La7 e Mtv)».
La Stampa ha una spiegazione molto più dettagliata del problema e, ancora una volta, l’ostacolo insormontabile è negli investimenti: «Il risultato della reportistica sviluppata nel corso di alcuni mesi da Franco Caio, consulente super partes per sviluppo della rete, appare quanto mai modesto. I piani di sviluppo presentati sono accettabili solo nel caso della prima ipotesi (quella delle 100 città in più e di una copertura con la banda larga del 50% delle case) e i 10 miliardi in 5 anni che secondo Paolo Bertoluzzo (Vodafone) sono necessari alla rete di nuova generazione sembrano ancora lontani dalle possibilità di Telecom Italia. Questo nonostante gli 800 milioni di euro stanziati dal Governo per questo progetto».
Gli utili Telecom Italia hanno subito l’ennesimo crollo, i dividendi sono stati tagliati ed in questa situazione investire diventa cosa del tutto difficile. Soprattutto per Telecom Italia, soprattutto per chi non può rinunciare al breve periodo per puntare su di una crescita che si ponga obiettivi ambiziosi ma lontani nel tempo. In questa situazione, però, l’Italia si trova ancora una volta con Telecom Italia a tarpare ogni possibilità di crescita, procrastinando una situazione ormai vecchia ed insostenibile. I dati bocciano il nostro paese sotto ogni punto di vista, mettendoci in coda ad ogni classifica europea relativa al mondo dell’informatica e del Web.
L’articolo de La Stampa, a firma GD, chiosa con particolare pessimismo: «A questo punto è chiaro che moltissimi italiani dovranno accontentarsi della banda larga mobile, ossia delle chiavette vendute dai maggiori operatori […], che Mediobanca e Telefonica continueranno a gestire questa società cercando di recuperare in qualche modo il proprio investimento e che lo scorporo si allontana sempre di più […] Purtroppo anche in questo caso quello che sembra accadere è l’abbandono di un’ottica di lungo periodo per il Bel Paese e il trionfo di interessi particolari sui progetti per il futuro».