Se ci fosse un modo per portare un utente direttamente su una pagina di acquisto di un prodotto nel momento stesso in cui lo vede su un qualsiasi sito Web, il numero delle vendite aumenterebbe pesantemente e lo strumento che permette questo passaggio assumerebbe immediato valore. Fino ad oggi il passaggio più veloce tra la vetrina e la cassa era rappresentato sul Web da Google AdSense, il meccanismo di pubblicità contestuale che poteva veicolare un utente da una pagina in cui si parla dell’oggetto X alla pagina in cui si vende il medesimo oggetto X. Ora un nome nuovo si fa largo e sembra già aver attirato le attenzioni dei grandi gruppi. Tenere bene a mente, quindi, il nome Pixazza.
Il funzionamento è tanto semplice in apparenza quanto lineare nei propri meccanismi tecnici. Pixazza consiste in una sorta di AdSense per immagini, tale per cui è sufficiente passare il mouse su una fotografia online per verificare istantaneamente se l’immagine stessa possiede un layer aggiuntivo contenente un’appendice di informazioni. Trattasi di piccoli tag, contraddistinti e messi in mostra da vere e proprie etichette gialle, grazie ai quali gli oggetti raffigurati possono essere riscontrati sui siti di ecommerce desiderosi di promuovere i propri prodotti. L’esempio più calzante usato in queste prime ore di presentazione è nella foto di personaggi dello star system (anche se si promette fin da subito una semplice estensione del sistema ad ambiti differenti quali ad esempio l’elettronica di consumo), i cui abiti sono una forte attrattiva ed il cui ritrovamento nei singoli negozi della rete potrebbe diventare una gallina dalle uova d’oro.
Il potenziale di Pixazza è tanto evidente da aver attratto immediatamente nomi che dal sistema potrebbero trarre forte giovamento. L’ultimo nome ad essere salito sul carro di Pixazza è Google, dalle cui casse cono fluiti 5.75 milioni di dollari di investimento. Tra gli investitori, però, già in precedenza comparivano nomi quali August Capital, CMEA Capital, Ron Conway, Maynard Webb (eBay) e Gideon Yu (Facebook).
L’interesse potrebbe essere esteso. Da parte di AdSense per una eventuale integrazione del sistema; da parte di siti affiliati, per l’aumento del potenziale di monetizzazione dei propri contenuti; da parte degli inserzionisti, per ciò che potrebbe determinare a livello di vendite. Oggi il progetto è in piena fase di lancio e dovrà sperimentare le proprie soluzioni nel migliore dei modi (in quanto a codice, discrezionalità di presenza, tempi di caricamento, accessibilità e compatibilità) prima di poter estendere il proprio operato su piattaforme quali Facebook o eBay, il cui interesse reciproco potrebbe essere una miniera d’oro per una azienda che oggi si sostiene su fiducia e capitali esterni.
Inglobare gli annunci Pixazza è semplice come inglobare un annuncio AdSense: un semplice codice JavaScript all’interno delle pagine del proprio sito ed il compito dell’editore è terminato:
Il sito Web ha predisposto alcune piccole guide all’uso per editori, inserzionisti ed esperti. Particolarmente interessante la posizione di questi ultimi: «puoi far soldi identificando i prodotti visualizzati nelle foto ed offerti dai nostri affiliati. Sì, puoi essere pagato per trovare i prodotti che vorresti comprare. Maggiore è la tua capacità di ritrovamento ed identificazione di prodotti somiglianti, più soldi potrai fare». Segue modulo per proporre la propria candidatura: «first come, first served».