A pochi giorni dalla variazione dei prezzi su iTunes, una prima analisi di massima è stata approntata per capire come e se il tutto abbia influito sulle scelte degli utenti. Impossibile ad oggi avere un riscontro in termini assoluti su quanto la cosa possa incidere sul mercato del music store, ma i primi effetti sul brani dal prezzo maggiorato sono evidenti e misurabili.
L’analisi è stata approntata da Billboard confrontando la classifica delle vendite su iTunes prima e dopo il cambio dei prezzi. Numeri alla mano: «Martedì c’era un totale di 15 canzoni che erano state portate a 1.29 dollari da 0.99 dollari. In due giorni queste 15 canzoni hanno perso una media di 1.5 posizioni in classifica». I cambiamenti sono stati variegati ed un differenziale non significativo ha coinvolto anche i brani entrati e quelli usciti dalla classifica nei giorni del cambiamento.
L’analisi è viziata da una situazione dinamica in cui le variabili in gioco sono molte e difficilmente isolabili. Quel che ne esce è però una certa penalizzazione dei brani con prezzo maggiorato, penalizzazione che però non va giocoforza a pesare direttamente sul bilancio finale del music store. Il calo delle vendite non è infatti misurabile in termini assoluti (quanti brani in meno sono stati venduti e non solo il cambiamento delle posizioni in classifica), motivo per cui non è possibile nemmeno raffrontare tale incognita con la percentuale di aumento del prezzo: da tale confronto se ne uscirebbe con valutazioni precise a livello di computo finale del cambiamento, per capire come e se il sistema complessivo possa giovarsi o meno dalla mancanza del prezzo fisso.
Stime di vendita firmate Billboard
Apple si è opposta con forza per molto tempo all’introduzione del prezzo variabili per i brani di iTunes. Il gruppo ha sempre visto la cosa come un “tradimento” dell’utente, preferendo una visione “liquida” dei brani senza imporre differenze tra un brano ed un altro. Le case discografiche hanno sempre approntato una pressione opposta: differenziare il prezzo significa poter aumentare il carico sui brani “hot”, abbassando eventualmente il livello sui brani più datati o meno cercati (il che può divenire un incoraggiamento alla ricerca di brani alternativi, promuovendone l’acquisto come valida alternativa all’immenso database della realtà pirata.
Per capire le reali conseguenze del cambiamento occorrerà attendere più tempo e, probabilmente, un qualche comunicato ufficiale da Cupertino. Ad oggi tutto si limita alle precise analisi del Billboard, analisi che si basano però sulla mera statistica senza l’opportunità di pesare dati esatti e numeri assoluti.