Microsoft trova un nuovo nemico nella causa che vede il gruppo sotto l’esame della Commissione Europea antitrust. La Commissione, infatti, ha accettato la European Committee for Interoperable Systems (ECIS) sul banco dell’accusa. E l’ECIS è un nome che pesa, poiché dietro questa semplice sigla si celano gruppi quali Adobe, Corel, IBM, Nokia, Opera, Oracle, RealNetworks, Red Hat e Sun Microsystems. “Tutti contro Microsoft” non è quindi un eufemismo, ma un valido riassunto di quella che è la situazione attuale.
Il caso è stato avviato dalla Opera Software, il gruppo che produce l’omonimo browser. L’accusa contro Microsoft è relativa al fatto che il browser Internet Explorer sia proposto all’utenza in dotazione standard assieme al sistema operativo, cosa che vincola l’utenza alla scelta della casa madre senza che la concorrenza abbia la possibilità di imporsi. I dati sono contrastanti: IE sta infatti progressivamente perdendo fette di mercato a vantaggio soprattutto di Mozilla Firefox e del nuovo Google Chrome. Ciò nonostante l’accusa sostiene che il mercato di Explorer si regga sullo stretto legame intessuto con Windows, il che proietterebbe la forza di un mercato sugli equilibri di un altro.
La Commissione Europea ha accettato la denuncia e si è detta pronta ad indagare. Nel giro di breve ad Opera si sono dunque unite Mozilla e Google, entrambe direttamente interessate a fermare Microsoft. L’ECIS è l’ultimo importante tassello in una causa che ora attende che Microsoft esponga la propria tesi difensiva. A tal proposito si è saputo che la scadenza sarebbe stata prorogata di una settimana: la precedente scadenza del 21 Aprile è stata spostata al 28, lasciando così ai legali di Redmond un piccolo spazio temporale aggiuntivo che va a compensare i cambiamenti introdotti dall’accettazione dell’ECIS.
Il documento con cui l’ECIS ha formalizzato la propria candidatura (pdf) riporta le parole del portavoce Thomas Vinje, peraltro accreditato da PcWorld come contatto diretto con il primo fronte accusatore: Opera Software. Spiega Vinje: «È questa una importante occasione per assicurare che i browser possano competere sul merito e che i consumatori abbiano una vera possibilità di scelta nel software che usano per accedere al world wide web». Il gruppo intende appoggiare i piccoli produttori affinché riescano a guadagnarsi una fetta di mercato sufficiente a poter investire ed innovare: si porta pertanto avanti la tesi secondo cui Explorer soffocherebbe il mercato e Microsoft dovrebbe agire per tagliare il cordone che da anni unisce Windows ed IE come fossero una cosa sola (e sarà probabilmente questa la tesi difensiva avanzata da Redmond: l’indissolubilità del legame è alla base della difesa di Redmond sul caso ormai da molto tempo).
Microsoft da parte sua sembrerebbe intenzionata a venire parzialmente incontro alle richieste della concorrenza. Su Windows 7 il browser potrebbe infatti essere disattivato per scelta da parte dell’utente (il che non preclude però l’inclusione standard del browser), mentre con Gazelle potrebbe essere in fase di studio un progetto alternativo che fornirebbe il sistema operativo di un sostituto ad Explorer.
L’importanza dei nomi scesi in campo rende il caso oltremodo importante ed il fuoco incrociato del plotone schieratosi contro Redmond affida alla Commissione Europea un ruolo delicatissimo per i futuri equilibri di un mercato sempre più affollato e sempre più competitivo.