Con la guerra dei marketplace che bussa al mercato, si moltiplicano i dettagli relativi alle diverse offerte che i contendenti prevedono per ospitare le applicazioni altrui. Apple ha inaugurato il nuovo corso (e già oltre un utente su due ha scaricato almeno una applicazione), Google e RIM si sono immediatamente allineati, Nokia e Palm stanno arrivando e Microsoft sta scaldando i motori. Un’ultima novità posta in rilievo da PcWorld è relativa ai divieti che Microsoft ha imposto per lo sviluppo di applicazioni sulla propria piattaforma. Con un elemento, praticamente ovvio visti i precedenti, ad emergere: il divieto di sviluppare applicazioni VoIP.
Il marketplace è il luogo ove l’utente potrà collegarsi per scaricare le applicazioni con le quali darà vita al proprio dispositivo mobile. Trattasi di piccoli software in grado di aumentare le potenzialità del telefono o altresì di offrire pillole di intrattenimento videoludico, il tutto sfruttando pubblicità di ritorno o piccole cifre utili a coprire i costi di sviluppo e distribuzione. Ogni singola piattaforma ha stabilito regole proprie (in larga parte similari tra i brand in concorrenza) sulle quali dovrà reggersi il rapporto tra sviluppatore dell’applicazione e sviluppatori del sistema su cui queste ultime girano. Microsoft, in particolare, ha diramato una dozzina di divieti specifici:
- applicazioni che replicano altre applicazioni già in distribuzione;
- applicazioni che promuovono marketplace differenti;
- applicazioni richiedenti upgrade a pagamento esterni dal marketplace;
- applicazioni che abilitano il VoIP;
- applicazioni che vendono o promuovono piani telefonici alternativi;
- applicazioni che dispongono di annunci pubblicitari non il linea con la Microsoft Advertising Creative Acceptance Policy Guide;
- applicazioni che replicano, rimuovono o modificano le interfacce tradizionali di chiamata, SMS o MMS;
- applicazioni che cambiano browser, motore di ricerca o media player predefiniti sul dispositivo;
- applicazioni richiedenti download “over the air” maggiore a 10MB;
- applicazioni che girano al di fuori della piattaforma Microsoft;
- applicazioni che notificano la posizione di un utente senza prima averlo informato della cosa con relativa richiesta di autorizzazione;
- applicazioni che pubblicano dati di un utente senza prima averlo informato della cosa con relativa richiesta di autorizzazione. Per “dati” si intendono contatti, foto, SMS, cronologia di navigazione ed altri dati anche depositati nel “cloud” ma comunque accessibili da dispositivi mobile.
Sebbene in molti possano obiettare sulla bontà di qualcuna delle regole preordinate, sembra essere uniformemente apprezzato lo sforzo Microsoft nel rendere trasparente la procedura di selezione, così che si possa sapere a priori cosa sviluppare e cosa evitare. Microsoft si riserva ovviamente il diritto di modificare questo tipo di regole in seguito ad ulteriori casistiche problematiche che dovessero emergere nel tempo, quanto il marketplace sarà sotto gli occhi di tutti e sarà sottoposto alla pressione di quanti intendono lucrare in qualche modo dall’avvento del mobile nelle abitudini quotidiane. Questa prima dozzina di divieti sembra comunque avere una impronta già molto precisa: fare in modo che né il marketplace né il carrier possano risultare danneggiati dalle applicazioni ospitate. Per il carrier, soprattutto, vi sono garanzie relativamente al traffico telefonico, alle impostazioni standard monetizzabili (ad esempio il motore di ricerca predefinito) ed all’interfaccia di chiamata/SMS (così che non si veicoli il traffico su altri servizi).
Il marketplace Microsoft aprirà i battenti nel corso della seconda metà dell’anno, in contemporanea all’arrivo di Windows Mobile 6.5. Le applicazioni potranno essere pagate tanto tramite carta di credito quanto tramite il proprio credito telefonico. Gli sviluppatori tratterranno il 70% della somma ricavata a monte di un pagamento da 99 dollari per accedere al marketplace con le proprie prime 5 applicazioni.