Può sembrare strano intitolare un post in questo modo su un blog dedicato al Web 2.0, ma in realtà strano non è, almeno per chi non guarda Internet con una venerazione simile al misticismo.
“Il grande inganno del Web 2.0” è il titolo dell’ultimo libro dello studioso dei media Fabio Metitieri, da poco scomparso.
Metitieri era un personaggio scomodo, poco amato dai “bloggher” con l'”h”, come lui chiamava la “lobby” delle “blogstar” nostrane. In sintesi, la tesi del libro è che il “Web 2.0” non sia altro che uno slogan coniato dagli esperti di marketing per lanciare delle nuove versioni di servizi preesistenti (come le chat, i newsgroup, ecc).
Altro punto su cui Metitieri insiste è la mancanza di un criterio adeguato di validazione delle fonti di conoscenza on line.
A Wikipedia, malgrado qualche strafalcione, vanno parecchi elogi; non così alle forme di “giornalismo partecipativo”, descritte senza mezzi termini come strumenti degli editori per sfruttare collaboratori non pagati.
Infine (ci sarebbe molto altro da dire, ma a quel punto, leggetevi il libro), i giudizi più pesanti sono dedicati ai “bloggher” italiani e ai blog in generale visti soprattutto come uno strumento gerarchico in cui chi amministra il blog detta l’agenda della discussione, contrapposti ai cari vecchi newsgroup di un tempo dove regnava un maggiore egualitarismo.
Un visione troppo cupa o troppo realistica per piacere? Da perfido, tirannico e interessato blogger (senza l'”h”) lascio a voi la palla.